Jack Miller, deluso, vorrebbe restare in MotoGP “anche se non è più divertente”

Jack Miller, deluso, vorrebbe restare in MotoGP “anche se non è più divertente”
Jack Miller sa fin dal fine settimana del Mugello che la KTM farà a meno di lui finita la stagione. In una intervista con Manuel Pecino parla della sua delusione e delle opzioni future: il collaudatore non lo vorrebbe fare, si sente ancora un pilota
24 luglio 2024

Su Speedweek Jack Miller parla con Manuel Pecino che esordisce domandandogli: siete stati informati in anticipo della decisione di KTM o l'avete appresa dai media?

“No - rivela Jack - sono stato informato qualche ora prima. Pit (Beirer) mi ha chiamato e me lo ha detto. E andava bene: voglio dire, rispetto che lo abbiano fatto. Non dovevano farlo, ma lo hanno fatto. Stavamo lavorando per un obiettivo comune, loro hanno trovato una strada diversa e sono affari loro, l'equità non conta in questo mondo, alla fine le persone spendono milioni di dollari e vogliono risultati. Alla fine contano i risultati... E sì, non abbiamo ottenuto i risultati giusti, però sentivo che stavamo lavorando insieme per raggiungerli e ottenere qualcosa di meglio. Ma i piani cambiano, le persone cambiano e anche questo lo rispetto”.

Il bilancio di questi due anni in KTM?

Per quanto mi riguarda ho sicuramente portato qualcosa al progetto, molta conoscenza. Ciò che ne faranno in futuro dipende da loro. Quando sviluppi qualcosa e cerchi di realizzare qualcosa di grande in due anni sai che sarà una impresa difficile, alla Ducati sono occorsi nove per ottenere ciò che ha ottenuto e KTM è in MotoGP da meno di nove anni, quindi penso che stiano andando abbastanza bene e continueranno a migliorare. Ma senza di me.

Tu sarai un pilota della MotoGP il prossimo anno?

Vorrei esserlo e mi vedo solo qui. Mi sento ancora in crescita e ho solo 29 anni: sono arrivato in MotoGP a 19 anni, quindi la gente mi ricorda da molto tempo, non ho 34 anni come altri... Mi sento come se stessi diventando più forte mentalmente, fisicamente, tutto. Ecco perché voglio essere qui. Se la mia carriera finisse domani, rimarrei deluso? No, perché ho ottenuto più di quanto avrei mai potuto immaginare. Ma mi sento ancora affamato e voglio ottenere di più, voglio più podi, più vittorie, gare migliori prima di fermarmi.

E’ un momento difficile, per l’australiano. Che però non fatica a trovare i lati positivi.

Non sono preoccupato, anzi sono molto felice. Io e Ruby abbiamo una bellissima casa in Australia. Abbiamo fatto tutto. Non starò a casa, non starò seduto con le mani in mano a far nulla per il resto della mia vita. Siamo stati fortunati, molto fortunati: faccio questo lavoro da dieci anni ormai e sono molto felice, anche se sento ancora di poter dare un po' di più. Ma quando sarà finita sarà finita, non cercherò di aggrapparmi a qualcosa che è un sogno morente.

Potrebbe essere un addio più morbido diventare un collaudatore, fare cinque o sei gare l’anno e continuare a guidare la moto che gli piace?

Non direi no all'opzione collaudatore, ma al momento sono un pilota. Anche se non posso dire di amare la guida della MotoGP. Nessuno ama guidare una moto MotoGP, non è divertente. O meglio: è divertente, ma è estremamente faticosa per il corpo, per la mente, tutto. Da collaudatore dovresti farlo senza arrivare alla gara del fine settimana... Per me, la gara è lo scarico della pressione. Sono un pilota da corsa. Se faccio sempre buone partenze è perché per il momento ho voglia di correre in moto. Questo è quello che volevo fare fin da quando ero bambino.

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