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Jan Witteveen, una lunga carriera nelle corse in fuoristrada e in pista, in questa lunga chiacchierata fa una serie di interessanti considerazioni sul travaso di esperienza tecnica dal motocross alla velocità.
Esemplare è stato a suo tempo lo sviluppo del motore monocilindrico 125 a due tempi: l’unità prestazionale MX è stata trasferita anche sui motori da GP 125 e poi 250 a due cilindri e 500 quattro degli anni Novanta. Per evolvere un motore, e testare ogni modifica, girare su un tracciato da cross era molto più rapido ed economico che scendere in pista.
In particolare, sui tracciati sabbiosi del cross nordico è stata esportato il concetto della coppia legata al gas. Anche il propulsore della Moto3 è partito dalla base MX2, poi è diventato progressivamente più specifico adottando la stessa misura dell’alesaggio, 81 mm, della MotoGP.
Una curiosità: il quick-shift, adottato in pista per la prima volta dall’Aprilia sulla 250 ad Hockenheim nel 1992, è stato “inventato” da un tecnico dell’enduro.
Anche tante soluzioni ciclistiche hanno avuto la stessa genesi: a partire dalla forcella upside down fino ad arrivare alle sospensioni posteriori. Nate nel cross e passate alla velocità. La forcella ad aria stenta ad imporsi per carenza di feeling, ma per Jan presto troverà un impiego.
E tutti i sistemi di leveraggi al retrotreno sono nati nell’off-road: Monocross, Uni Track, Full Floater, PDS…. Oggi nella MotoGP tutti i costruttori impiegano il Pro Link Honda nelle sue derivazioni. E nessuno come Witteveen conosce i due mondi, ed è stato vincente in entrambi.