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La notizia che John Kocinski vende una casa a Hollywood da 15.8 milioni di dollari a suo tempo valutata 30 milioni, potrebbe a prima vista confermare ciò che pensano in tanti: con le corse di moto si diventa facilmente molto ricchi. Se un pilota dell’Arkansas, un ragazzotto che aveva un immagine un po’ così per qualche intemperanza di troppo, può permettersi simili lussi allora lo sport del futuro è il nostro, altro che golf o tennis!
Ma non è proprio così, la casa non sembra di sua proprietà e lo conferma il dettaglio che la cantina conta ben 800 bottiglie di vino: John è sempre stato astemio. Più probabilmente è tra le ville che John tratta, perché il punto è che da pilota ha saputo diventare un ottimo immobiliarista dopo aver appeso il casco al chiodo. Come il grande Agostini, per fare il caso più famoso, o come Loris Capirossi che ha una attività analoga a Montecarlo.
La casa (Robin House) è stata progettata da un famoso architetto “su indicazioni di Kocinski”, come dice Mansion Global, terminata nel 2019 e mai abitata; ha una vista meravigliosa dal centro di Los Angeles sull’oceano, è raffinatissima in tutte le soluzioni, conta quattro camere da letto con quattro bagni (più tre di servizio), cucine, saloni, un teatro, la biblioteca, la cantina, il giardino e una piscina a sfioro super panoramica.
La notizia resta interessante perché era piuttosto difficile immaginare dove sarebbe arrivato Kocinski. Soprattutto alla fine degli anni Ottanta, quando il ventunenne John apparve a singhiozzo sul mondiale. Basti pensare al caso dell’89: lui con la Yamaha 250 vinse, anzi dominò, i due GP del Giappone a Suzuka e degli States a Laguna Seca; poi Kenny Roberts lo lasciò a casa, gli concesse soltanto una gara premio con la 500 in Belgio dove arrivò quinto.
Quel ragazzo è un talento pazzesco - chiedemmo a Kenny - perché non gli fai correre tutto il campionato? “Non è maturo ed è un soggetto un po’ particolare -rispose Roberts - deve crescere ancora un po’, magari l’anno prossimo…”.
John ha fatto cose molto belle, ha subito conquistato il titolo della 250 nel ’90, ha vinto quattro GP in 500 (due con la Cagiva, che ha portato sette volte sul podio), è stato anche il re della SBK nel ’97 con la Honda e l’anno prima era stato protagonista con la Ducati. Ma aveva delle palesi stranezze caratteriali, fu licenziato a metà stagione dalla Suzuki nel ’93 dopo aver rotto apposta un motore per stizza, era terrorizzato dalla polvere e dal fumo delle sigarette, guai a sfiorarlo anche soltanto per sbaglio.
Rainey raccontava che nel motorhome di John, parcheggiato nel paddock vicino al suo, non era raro sentir ronzare l’aspirapolvere alle tre o alle quattro del mattino. Maniaco della pulizia, Kocinski lasciava fuori dal suo supercamper le valigie che avevano viaggiato nella stiva dell’aereo, perché potevano essere contaminate…
Ma queste ossessioni non gli hanno evidentemente impedito di fare strada nella vita, trovando uno sbocco professionale di successo. E a pensarci bene, molti altri piloti anche più famosi di lui sono in una certa misura un po’ fissati con la precisione e la pulizia. Agostini, anche Rossi… Riflessione di un disordinato: che questo sia un aspetto magari da coltivare un po’ di più?