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Motegi, Sepang, Phillip Island e Valencia: quattro gare separano Jorge Lorenzo dal suo secondo titolo iridato. Quattro gare in cui Jorge Lorenzo, a fronte di quattro trionfi di Pedrosa, potrebbe arrivare una volta secondo e tre volte terzo e diventare comunque campione del mondo 2011. Il rientro di Stoner a Motegi cambierà significativamente la situazione attuale: le condizioni fisiche di Casey sono tutte da verificare, ma è abbastanza facile pronosticarlo elemento di disturbo che potrebbe danneggiare più Pedrosa che non Lorenzo. Con quattro gare che mancano alla fine della sua carriera, difficilmente Stoner punterà a risultati che non siano la vittoria. Difficile convincere a fare giochi di squadra un pilota che l’anno prossimo non sarà in griglia.
Detta così la posizione di Lorenzo appare anche più sicura di quanto non si possa immaginare. C’è però un elemento di incertezza, ovvero la situazione motori. Vediamo perché. Jorge, al momento, dispone di due propulsori: uno vicino a fine vita utile, uno completamente nuovo. Considerando una vita utile di poco meno di 2500km per un motore MotoGP attuale, il chilometraggio da percorrere (circa 480km di gare, circa il doppio per le prove) non appare problematico. Quello che però va considerato è che il minimo inconveniente potrebbe rendere ben più ardua la strada di Lorenzo verso il titolo.
Una rottura in gara avrebbe conseguenze devastanti: perdita di punti e necessità di punzonare un settimo propulsore, con conseguente partenza dai box nella gara successiva. In prova Jorge può permettersi di usare il motore usurato, ma la necessità di utilizzare due moto per velocizzare il lavoro di messa a punto fa si che difficilmente potrà evitare di girare anche con la moto nuova. Se qualcosa andasse storto in prova, è vero, Lorenzo non perderebbe punti, ma si troverebbe di nuovo nella stessa situazione. E’ vero che con la situazione attuale una partenza dai box potrebbe comunque non impedire a Lorenzo di recuperare moltissime posizioni, ma come insegna la gara di Misano rimonte del genere espongono a grandi rischi: guardate cosa è successo a Pedrosa. Insomma, non c’è da dormire sonni tranquilli, e la situazione di Jorge non è serena come potebbe sembrare.
Non parliamo, poi, dell’eventualità di una gara flag-to-flag. Gara in cui Lorenzo dovrebbe prendere il via con una moto e tenere l’altra con l’assetto contrario per poter effettuare il cambio qualora le condizioni meteo di partenza mutino radicalmente durante la gara. Una delle due moto avrebbe un motore in gran forma, l’altra uno spompato e potenzialmente a rischio cedimento: già decidere con quale partire e quale tenere di “riserva” sulla base delle previsioni meteo potrebbe essere una scommessa da far saltare i nervi.
Guardandola in positivo possiamo pensare ad un mondiale ancora incerto, e dunque capace di sollevare ancora motivi d’interesse che vadano oltre la speranza di un po’ di spettacolo in gara. Ma basta fare un passo indietro per rendersi conto che sarebbe il caso di ripensare profondamente un regolamento mirato al contenimento dei costi e all’aumento dello spettacolo che, negli ultimi anni almeno, ha sortito puntualmente esiti opposti. Chi ha fatto maggiori pressioni per ottenere queste modifiche regolamentari è anche lo stesso che ne ha beneficiato maggiormente, non risparmiando ma spendendo di più – in barba a chi non può – per acquisire vantaggi fuori portata per gli altri proprio in virtù di un regolamento che ha proibito le soluzioni più accessibili, lasciando però la possibilità di adottarne altre dai costi stratosferici.
E’ evidente come modificare la normativa in corso d’anno sia ipotesi allucinante, che verrebbe giustamente contestata da chi non si trova nelle condizioni di Lorenzo e della Yamaha. Ci accontenteremmo comunque di una riflessione seria e coerente per le prossime stagioni. E’ chiedere troppo?