Jorgeeeee...

Jorgeeeee...
Quella volta che ha detto di no a una prostituta e quella che rimproverò un suo operaio. I retroscena delle interviste fatte a Lorenzo, che raccontano di un Jorge un po’ sbruffone e assolutamente consapevole della sua forza. Ma anche di un campione umile, leale, che si è concesso poche eccezioni. Forse troppo poche
15 novembre 2019

C’è chi mi prende in giro continuamente, perché tutte le volte che lo vedo la scena è sempre la stessa: gli vado incontro a braccia larghe e gli urlo a un metro dalla faccia “Jorgeeeee”. Pure la sua reazione è sempre la stessa: fredda, imbarazzata, con una faccia che sembra dire “aspetta aspetta, chi è che sei?”.

Mi riconosce, ma è proprio lui a essere così, glaciale, compassato, distante. Io l’ho sempre apprezzato, mi è sempre piaciuto. Non parlo delle doti di pilota, quelle non si discutono manco dell’ultimo in classifica della MotoGP, figuriamoci di lui che è un pluri campione del mondo. Parlo delle doti umane.

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Il suo primo anno di MotoGP lo intervistai per la copertina del magazine Riders.
Dormivamo tutti in un albergo accanto al parcheggio 1 del circuito di Misano, che sarebbe stato anche la location del servizio fotografico. Peccato che: 1) l’hotel era pieno di zanzare 2) l’hotel in realtà era un bordello: al piano inferiore c’era un nightclub e le ballerine prendevano i clienti e li portavano su in stanza per dimostrare che De Andrè aveva ragione, e cioè che per raggiungere il paradiso bastava fare due rampe di scale (e pagare 100 euro).

Jorge e il suo staff erano infastiditi da queste due cose ma oramai le camere erano state prese e lo shooting doveva essere fatto. Lorenzo passò tutto il giorno a dire: “mosquito, troppe mosquito aquì”. Un’altra cosa che mi ricordo è che prima di farsi fotografare a petto nudo si buttava giù e pompava dalle 10 alle 15 flessioni, per far gonfiare i muscoli e apparire più definito in foto. Finito tutto, alle 8 di sera, decidemmo di andare a bere una cosa nel night.

E qui la situazione diventò divertente. Ovviamente le signorine non sapevano chi fosse lui, era ancora poco famoso, e soprattutto nessuna di loro era così appassionata di moto da riconoscerlo. Quindi appena ci videro al tavolo due di loro si misero a sedere con noi. Dopo dieci minuti cominciarono a chiederci se volevamo seguirle su di sopra, zona paradiso. La risposta di Lorenzo è passata agli annali. Si sistemò il cappellino e disse: «Molte donne pagherìa a venire a letto con me, perché io pagherìa te?». In questa frase c’è tutto Jorge Lorenzo: la sbruffonaggine ma anche l’assoluta consapevolezza di sé.

Perché se è vero che Lorenzo ha sempre avuto modi poco simpatici e molto decisi è altrettanto vero che ha sempre fatto leva su una sua qualità: la sua forza, indiscutibile, palese, oggettiva. In più è leale, e questa caratteristica è stata riconosciuta anche da persone vicine, vicinissime a Valentino Rossi, di cui è stato compagno di squadra e nei primi tempi anche compagno di squadra indigesto.

Io se penso a Lorenzo penso al sorpasso che gli ha inflitto proprio Valentino Rossi all’ultima curva nel 2009, a Barcellona, nella sua pista. Uno dei momenti più alti del motociclismo moderno.
Quella volta Lorenzo davanti alle telecamere disse: «Mi servirà da lezione, è tutta esperienza». Sa anche essere umile, Lorenzo. Lo è.

Un’altra volta lo andai a trovare a casa sua in Catalogna, una villa di due piani, enorme e fredda come lui, con le pareti bianche, pochi mobili, una piscina meravigliosa all’aperto, una altrettanto meravigliosa all’interno e una palestra super accessoriata. La casa era talmente perfetta che sembrava disabitata, ancora da affittare.
Mi colpì come osservava i dettagli, da vero padrone di casa, con uno dei suoi operai si lamentò per una mattonella leggermente fuori posto del vialetto che portava al cancello. Meticoloso in tutto.

Un’altra volta ancora intervistai il suo personal trainer: ai tempi era un energumeno calvo, nero. Assomigliava a Michael Jordan, ma un Jordan sovrappeso. Questo Jordan un po’ rilassato mi spiegò che Lorenzo prendeva una quantità di vitamine infinita ogni giorno e che la sua dieta non prevedeva eccezioni. Coca? Zero. Alcol? Zero. Sigarette? Zero.

Descriveva Jorge come se fosse una macchina, un robot. Magari sbaglio ma l’impressione fu che per Jorge il motociclismo era tutto tranne che un divertimento, come invece lo è stato e lo è per Marquez e Vale, complice anche un rapporto complicato - tra l’infanzia e l’adolescenza - con un padre molto, forse troppo esigente. Però Jorge ha fatto divertire noi, e tanto basta.

La macchina umana

L’ultima volta l’ho visto a Eicma, pochi giorni fa. La scena è stata la stessa. Io che gli vado incontro e gli dico: “Jorgeeee”. Lui sempre un po’ rigido che nel suo italiano mi fa: sei fermo a Moto.it? E io che gli rispondo: sì, sono fermo qui, come te... Intendendo che dopo le voci di un suo trasferimento fosse chiaro che sarebbe rimasto alla Honda. Mi ha smentito.

Ora il night fuori dalla pista di Misano non c’è più, è stato sequestrato e chiuso. Ci sono ancora le zanzare e cosa ben più importante c’è ancora il circuito.
Quel circuito dove adesso Jorge non correrà più ma che godrà da spettatore. Jorge Lorenzo, un campione freddo, preciso, generoso. Prima di tutto un campione. Questo conta.