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Kevin Schwantz è il pilota statunitense più amato e omaggiato anche tra i campioni di oggi, ma è Kenny Roberts il vero simbolo del motociclismo USA. Settant’anni oggi, Kenny fu il primo pilota a stelle strisce ad arrivare in Europa, come ha raccontato molto bene Carlo Canzano nel 35esimo episodio di #atuttogas del 3 ottobre.
“Negli anni Settanta - sono le parole di Canzano - il titolo Ama veniva assegnato con prove che prevedevano gare di velocità, short track e anche di fuoristrada (in minoranza): si correva in un modo differente, tutti si cimentavano in più specialità con un origine da fuoristradisti. E’ così che è nata la proverbiale capacità dei piloti americani del controllo della moto. Due manifestazioni hanno portato i piloti statunitensi in Europa: il 'Transatlantic Trophy', in Gran Bretagna, e la '200 Miglia di Imola', ideata da Checco Costa, papà del dottor Claudio Costa. Il primo che venne in Europa a sfidare gli europei fu Kenny Roberts nel 1974 con la 250: fece il miglior tempo in prova, mentre in gara era in testa, cadde e arrivò terzo. Venne alla 200 Miglia in esplorazione, supportato dalla Yamaha America: lui è stato veramente importante, non solo perché ha vinto tre titoli mondiali consecutivi nella 500, ma perché ha esportato in Europa un modo differente di concepire le corse, non soltanto nello stile di guida, con quel grandissimo controllo della moto”.
Nel suo racconto, Canzano svela particolari interessanti della storia di Kenny Roberts.
“Soprattutto - continua - lui arrivò con una organizzazione, che all’epoca trasformò il modo di correre, estremamente professionale: oggi farebbe un po’ sorridere, ma allora fu una rivoluzione. Kenny era uno precisissimo, i suoi meccanici vivevano in un motorhome, lui in un altro: allora non esistevano i motorhome. Era molto riservato, ma bastava andare a bussare alla sua porta negli orari 'giusti' e lui ti apriva per rispondere alle domande: molto professionale anche in questo. Fu lui a inventare quello che adesso fanno tutti, la conferenza stampa alla fine delle prove e della gara. Quando vinse il primo mondiale, la domenica sera dopo la corsa era introvabile, semplicemente perché era andato a ubriacarsi… Non conosceva le piste e per questo decise di correre anche nella 250, non tanto per tentare l’accoppiata vincente, come poi riuscì a Freddie Spencer, ma soprattutto per imparare circuiti a lui totalmente sconosciuti. Ma per lui la cosa più difficile da affrontare fu il continuo spostarsi da una nazione all’altra completamente differente dalla precedente con cambiamenti di lingua (ma lui parlava solo inglese, NDA), cibo, moneta. Dichiarò: 'In America puoi anche fare 5000 chilometri, ma sei sempre in America'. Chiaramente, 'emigrare' in Europa ebbe conseguenze anche sulla sua vita privata, la moglie non se la sentì di seguirlo e divorziò. Kenny ha insegnato molto agli europei e fu il riferimento per i piloti americani successivi”.
Ancora oggi, Kenny Roberts segue dalla sua California il motomondiale, è molto informato, le sue valutazioni sono sempre molto interessanti. Un punto di riferimento: giusto dire che ha cambiato il motociclismo.