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La Moto3 è pericolosa. Un mantra che abbiamo sentito spesso (sovente anche a sproposito) nel corso dell’ultimo anno, quasi sempre con riferimento a questioni di sicurezza in pista, all’atteggiamento dei piloti e al numero di giovanissimi che si presentano sotto la bandiera a scacchi. Ma c’è un aspetto in più che fino ad ora era sconosciuto e sui cui, invece, Aron Canet ha voluto accendere i riflettori: “E’ una categoria che ti costringe a tenere sotto controllo il peso”.
E’ chiaro che il pilota spagnolo non ha voluto puntare il dito contro qualcuno e ancora meno contro la categoria, ma ha semplicemente raccontato la sua esperienza. Anzi, il suo incubo. Perché Canet ha sofferto di un disturbo alimentare che ha in qualche modo condizionato la sua carriera e che ha avuto origine, appunto, dall’ossessione per il peso. “Durante il mio ultimo anno in Moto3 ricordo di aver iniziato l'anno con un peso di 64 o 65 chili e ho detto ‘Oh mio Dio, Dalla Porta, Masià o Toba pesano 58kg – ha raccontato - Ricordo una conversazione con il mio nutrizionista Abel Pérez che mi ha portato a 63 chili e ha detto: Arón, non posso più farti scendere di peso e quello che farai d'ora in poi sarà malsano per te".
Un consiglio non ascoltato, con il tatuatissimo pilota spagnolo che ha provato ad abbattere ancora il suo peso, fino ad ammalarsi e a piombare dentro una problematica che è ancora poco nota, ma che è terribile e richiede un gran lavoro per essere messa alle spalle: “Al Sachsenring sono svenuto e non era la prima volta – h raccontato Canet - Ho fatto così tante atrocità: era la bulimia, dalle 4 del mattino non ce la facevo più e volevo mangiare dei dolci, cioccolato e grassi. Mi abbuffavo, poi correvo a vomitare e ancora a pesarmi, non riuscivo a fare altro. È stata molto dura. Avevo cominciato a perdere anche i capelli e nonostante il mio nutrizionista provasse in ogni modo a dirmi che ormai si trattava di una vera e propria malattia, non riuscivo a rendermene conto. Da Moto3 a Moto2, ho cambiato tante cose, ho ha incontrato Miguel Maeso e mi ha aiutato a prendere coscienza di quello che era successo, a farmi curare e a capire che non dovevo andare in paranoia per non mangiare , o allenarti così tanto, ma che dovevo solo trovare un equilibrio. E’ quello che ho fatto e sono rinato”.