La noia e la superiorità: Marc Marquez

La noia e la superiorità: Marc Marquez
Onore al merito, certo. Ma quel che serve davvero è un antidoto. Per il bene di tutto il motorsport che rischia di rimanere schiacciato dai suoi monologhi senza contraddittorio
6 ottobre 2019

Essere Marc Marquez.
Essere Greta Thunberg.

Marquez è come la ragazzina svedese, giovane, giovanissimo, incazzato col mondo, e per quanto possa stare antipatico non puoi ignorarlo, è impossibile, perché stabilisce il livello a cui tutti si devono o adeguare o confrontare.

La noia soggiogata dal talento e dalla superiorità: ecco la definizione corretta di questi tempi dominati dallo spagnolo. Ti svegli ed è ancora lui ad aver vinto, per l’ennesima volta. E lo ha fatto alla Dovizioso maniera: ultima curva, traiettoria giusta, percorrenza interna. Solo che Dovizioso vince le gare, mentre lui vince e le gare e i Mondiali.

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Pare un mostro, un alieno, un supereroe indistruttibile. Sembra cadere e non cade. Vola sull’asfalto, resta senza respiro per cinque secondi, una veloce visita all’ospedale e poi ti piazza il giro veloce.

Nelle dichiarazioni post vittoria ha detto che sarà difficile arrivare ai 15 Mondiali, che lui pensa solo al prossimo e che sarà dura perché ci sono Quartararo, Vinales, Dovizioso. A parte il fatto che non ha ancora 30 anni e che se continua così potrebbe vincerne altri dieci tranquillamente, ma Vale? Perché non citarlo? Perché snobbarlo?

Realtà parallele

È per questo che tifo per un ritorno alle primissime posizioni dell’accoppiata Vale-Yamaha, che spero in un 2020 dove rivedere lui e Marquez lottare su ogni curva, su ogni punto, sarebbe la lotta tra titani, l’ultima forse, prima di chissà quanto perché hai voglia a dire che ci sono Dovi, Quarta e Vinales ma nessuno potrà batterlo sulla lunghezza di una stagione, poco ma sicuro.

Per questo sogno un mondo dove ci sia ancora Simoncelli, dove Stoner non sia stato colpito dalla saudade per una vita tranquilla, dove Lorenzo sia rimasto in Ducati (mannaggia a chi sappiamo noi...).

Immaginate una gara che non c’è con tutti i più grandi insieme, ognuno nel suo momento migliore, ognuno con la moto più performante possibile. Una realtà parallela, un videogioco, Second Life, quello che volete, una sorta di Amici Celebrities o Temptation Island Vip in versione MotoGP, il meglio di.

La prima domanda è: Marc Marquez ne farebbe parte? Ovvio che sì. La seconda domanda è: vincerebbe? La risposta è: molto probabile, molto. Batterebbe Doohan, batterebbe Ago? Impossibile saperlo a meno che non si giochi al Fanta MotoGP o una MotoGP legend (che non credo esista) alla Play. Poco importa, ma tant’è: Marquez è nel gotha e da qui a essere il più grande di tutti i tempi poco ci manca. Ché in questa competizione eterna non conta la mediaticità, non conta la simpatia, né la battuta pronta. Aiutano, questo sì, ma alla fine contano i risultati. E se tra i 30 e i 40 Valentino ha dato il meglio (Puig docet) perché non potrebbe farlo lui?

Nessuno come lui. Da nessuna parte

Non c’è un altro sport dove la superiorità rispetto agli avversari sia così marcata, l’unico ad avvicinarsi forse è Hamilton in F1. Ma non regge la Juve (vince in Italia, ma non in Champions), non regge il Barcellona, non regge nessuno in NBA, nella boxe, nella pallavolo, nel nuoto, nel tennis (Nadal, Federer, Djokovic se la giocano più o meno alla pari). Non c’è n’è. Marquez attualmente è un caso unico. Superiorità che crea noia, noia soggiogata alla superiorità.

Però...
Ogni campione si porta dietro un vuoto.
Ogni campione cela dentro un abisso.
Ogni campione non immagina il suo tramonto. E se lo immagina non lo accetta.

Ma al contrario di chi nella prateria da percorrere vede la fatica, lui vede il divertimento. Al contrario di un Valentino che ha restituito al motorsport ciò che ha preso attraverso l’Academy, Marquez vuole mangiare da solo, ancora per un bel po’, vuole stare da solo al tavolo e addentare qualsiasi cosa leccandosi pure le dita. Senza avanzi. È una jena e un leone insieme.

Onore all’uomo e allo sportivo, ma è proprio in quel vuoto che sta lasciando che qualcuno arriverà. Cosa sarà e chi sarà difficile vederlo. Perché la prospettiva è occupata da lui. E mentre Greta reclama un’aria più pulita, lui la oscura.

In questi anni venti che stanno per cominciare così come esisteranno gli antidoti all’inquinamento esistono anche quelli alla noia che provoca la superiorità di Marc Marquez. Non sono individuabili ma ci sono, ci devono essere.

Ma questo è davvero un discorso che non possiamo fare qui.

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