La stagione preferita del Motomondiale? L’81 di Lucchinelli!

La stagione preferita del Motomondiale? L’81 di Lucchinelli!
Settanta stagioni di motomondiale: la più citata dai lettori è quella del 1981 con il titolo di Lucchinelli in 500 con la Suzuki. Perché Marco è stato sì un personaggio discusso, ma ha saputo colpire al cuore tanti appassionati. Contento, Marco?
24 giugno 2019

La “vostra” stagione del motomondiale, quella che vi è rimasta nel cuore tra le settanta della sua storia? In tanti hanno risposto alla mia domanda dell’11 giugno scorso (leggi qui l’editoriale) e moltissimi hanno concordato su un nome: Marco Lucchinelli e il suo titolo mondiale della 500, conquistato nel 1981.

I commenti sono tutti lì da vedere. Numerosi sono quelli che hanno nominato Valentino Rossi e i due titoli del 2004 e del 2008 con la Yamaha, tanti hanno indicato la Ducati e quindi soprattutto la stagione 2007 con il titolo di Stoner, altri il ‘93 con l’unico centro di Schwantz e il dramma di Rainey. E via così.
Ma il 1981 di Lucchinelli è nettamente in testa, ed è una cosa che mi piace molto: è un mio amico, ho corso con lui anche nelle 24 Ore, in quell’81 ho scritto la sua biografia ed è venuta anche bene.
Ci sono campioni che hanno vinto molto più di Marco, certo, ma c’è qualcosa che conta almeno quanto i successi: le emozioni. Lo spezzino, talento e sregolatezza, ha lasciato una traccia in tanti cuori. Giusto sentirlo al telefono per comunicargli questo entusiasmo, nel caso se lo fosse perso.

 

Lucchinelli nel giorno della proclamazione MotoGP Legend
Lucchinelli nel giorno della proclamazione MotoGP Legend
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«Ho visto - dice Marco - ed è un piacere grandissimo, è bello avere ancora tanti amici e tanta gente che ti vuole bene».

E come te lo spieghi, questo grande omaggio a distanza di tanti anni?

«Credo che sia perché rappresentavo il “dopo-Ago”: lui aveva chiuso la sua parabola e pareva intoccabile. Quindici titoli mondiali! Che potesse vincere un altro pilota italiano non si pensava nemmeno. E poi perché ho fatto anche cose diverse: San Remo e le canzoni, il team manager, anche la galera dopo».

E dunque?

«Credo che in me molti vedessero la passione autentica per la moto. Ma anche per la vita. Allora c’erano i buoni e i cattivi e io ero tra i cattivi: alcool, donne, a letto tardi la sera. Il motociclista dell’immaginario è così. Che poi i bravi professionisti di oggi mi fanno ridere: se piove non corro, dicono, poi vedi quelli con le bici che vengono giù a 80 all’ora sul bagnato…
Un pilota può anche chiudere il gas, se non se la sente».

Fedele a te stesso…

«Sono i tempi che cambiano: allora per me era normale essere così, mi sentivo normale. Tutti fumavamo come turchi, anche tu, era la regola. E invece adesso, è buffo, adesso che non mi serve più bevo solo qualche volta, non faccio tardi, mi alleno con la bici…».

Rimpianti?

«Quelli di tutti i piloti: se nel ’76 non fossi caduto al Mugello, se non fossi caduto nell’82 al Salzbugring, se fossi rimasto in Suzuki invece di andare alla Honda, che poi non era una mossa sbagliata… Ma tanto non cambia niente: ho vinto un solo titolo, ma pesante. Uncini è stato anche sfortunato: è salito sulla mia Suzuki e ha vinto il titolo ma era l’82, la Nazionale di calcio vinceva il campionato del mondo e si parlava solo di quello…».

Marco Lucchinelli con la Honda nel 1982
Marco Lucchinelli con la Honda nel 1982