Laguna Seca rischia di sparire: fa rumore e inquina

Laguna Seca rischia di sparire: fa rumore e inquina
Tutto il mondo è paese. Anche in California, come a Monza, a Imola eccetera, i circuiti storici sono a rischio di estinzione: i residenti che hanno acquistato una casa nei pressi di Laguna Seca vogliono fermare le gare. E cancellare 66 anni di storia
23 gennaio 2024

Soltanto due anni fa erano stati approvati lavori di ammodernamento piuttosto importanti: la riasfaltatura completa, una curva modificata e un nuovo ponte pedonale. L’obiettivo era riconquistare la MotoGP, che manca dal 2013, e la SBK che si era vista l’ultima volta nel 2019. Adesso Laguna Seca rischia la chiusura forzata: un comitato di residenti della zona ha avviato un causa legale per bloccare ogni attività.

La notizia rimbalza dagli States. E’ la Highway 68 Coalition, un gruppo di proprietari di immobili che si trovano nelle vicinanze all’autodromo, che ha intentato causa: chiede di fermare le corse in programma, perché non sarebbero rispettate le ordinanze ambientali creando “un fastidio pubblico”.

Gli appassionati americani sono insorti e sui media stanno difendendo l’impianto a spada tratta: la pista è storica, esiste dal 1957, chi ha acquistato una casa nei dintorni non può dipingersi impreparato. E poi è vero che Laguna gode di alcune esenzioni in tema ambientale, ma il tracciato è già sottoposto a un regime speciale: l’attività è limitata a 35 eventi all’anno, e nella maggioranza di questi eventi non possono essere accolti più di cinquemila spettatori...

Il confronto è appena cominciato. I residenti aggiungono per esempio che l’autodromo avrebbe strutture fognarie e forniture idriche inadeguate, conterrebbero alti livelli di arsenico. Non vengono però citati dati di alcun tipo a sostegno di queste denunce. Chissà dove si andrà a finire.

Mitica Laguna, che duelli!

Oggi sui 3.600 metri di Laguna girano e corrono IndyCar, IMSA, MotoAmerica e formule nazionali minori. Ma basta il nome, a noi motociclisti europei, per rivedere i grandi duelli epici: come quello tra Valentino Rossi e Casey Stoner nel 2008, che ancora toglie il sonno a molti, o il “The pass” di Alex Zanardi nel ‘96 quando si correva la Formula Cart. Due imprese al limite, forse anche oltre, sul famoso Corkscrew: che è probabilmente la curva più difficile e spettacolare del mondo.  

Il Cavatappi. Quando ci arrivai per la prima volta, il tracciato era ancora quello corto: quello vecchio, senza la sezione dalla curva 5 alla 8 che fu introdotta nel 1988 per raggiungere la lunghezza minima richiesta dalla FIM.

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Al Cavatappi si possono far guai

Sono già passati quarant’anni… Dovevo andarci per la presentazione mondiale della Kawasaki GPz 900R e avevo chiesto a Jack Findlay, che ci aveva corso il GP negli anni Sessanta, com’era questa pista americana. “E’ da pazzi - mi disse - tutte gobbe, non si riesce ad andare dritti. E molto pericolosa”. Detto da un australiano senza paura, uno che sul veloce con la RG 500 non gli stavi dietro... mi fece una certa impressione.

Me ne innamorai subito. Pericolosa lo era di certo, ma dava un gusto speciale. Guidare una moto tra le curve e i dossi di Laguna Seca era una esperienza paragonabile soltanto a quella di un altro tracciato europeo come il vecchio Nurburgring: molto più lungo, il tedesco, ma emozionante allo stesso modo. NeI Cavatappi mi pareva di volare e andavo forte, girai con Rainey che era lì tra i giornalisti da campione AMA 1983 con la verdona, emozioni grandissime.

Qualche anno dopo ero ancora lì per la presentazione della Yamaha FZR 1000 e mi preparavo al video più bello che si fosse mai visto su Grand Prix. Avevo con me la troupe delle prove, spesata da Yamaha, roba grossa. Dissi al regista: “Mettetevi all’uscita del Cavatappi, che dal basso mi vedete piombare in piega sinistra e poi destra”.

Regista, operatore e fonico videro arrivare soltanto la moto che strisciava e rimbalzava: ero caduto in staccata, forzando un sorpasso di un “doppiato”, come in questi meeting chiamavamo i giornalisti meno veloci. Esito infausto: clavicola destra rotta, bendaggio “a otto” all’ospedale di Monterey previa presentazione della carta di credito.

Ma al di là dei ricordi personali, Laguna resta sì una pista pericolosa e impegnativa, ma amatissima da tutti i piloti. Adorata dagli americani che quando giravano lì si esaltavano e quasi sempre vincevano - Lawson, Rainey, Kocinsky, Hayden hanno vinto tanto in California - ma anche da alcuni piloti italiani. Come Valentino, certo, ma anche Luca Cadalora che ha vinto in 250 nel ‘91 e ancora in 500 tre anni dopo; Loris Capirossi e Doriano Romboni che hanno portato la duemmezzo al successo nel ‘93 e nel ‘94.

E adesso Laguna Seca potrebbe sparire. Certa gente compra la casa nei pressi di un circuito perché il prezzo, con tutto quel rumore, è vantaggioso. Poi passano gli anni e comincia a fare due conti...

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