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DANI PEDROSA VOTO 10
Rabbia, determinazione, velocità, tattica, capacità unica di raddrizzare la moto a vantaggio del consumo delle gomme: una miscela vincente per un successo che mancava da troppo tempo. Quando è così in forma è difficilmente battibile e lo sarebbe stato anche ad Aragon. Ma non è lì che ha perso il mondiale, bensì nella caduta in Germania e nelle due gare opache – quelle sì – di Brno e Silverstone.
MARC MARQUEZ 9
Si deve inchinare a un Pedrosa stellare, ma non è che lui sia stato tanto inferiore: in prova ha conquistato l’ottava pole stagionale, quarta consecutiva, in gara non si è minimamente innervosito di fronte alle “provocazioni” di Lorenzo e una volta secondo ha provato a vincere, ma ha capito che era meglio accontentarsi del secondo posto. Adesso il titolo è veramente a un passo.
JORGE LORENZO 9
Ha sbagliato qualcosa? No. Poteva fare di più? No. Come sempre ci ha provato, sfidando Marquez sul suo terreno in una serie di sorpassi carena contro carena, gomito contro gomito, di quelli che piacciono tanto al suo arrembante rivale. Preferisce guidare pulito, ma ha dimostrato, che in caso di bisogno è pronto anche alla battaglia: da applausi.
VALENTINO ROSSI 8
La crescita è evidente, costante sia in prova sia in gara. Come ha detto lui stesso, è un quarto posto che vale più del terzo di Aragon, ma è chiaro che partendo dalla prima fila ti aspetti quanto meno un podio. Per la verità, non è mai stato in lotta con i primi tre, ma il distacco dal compagno di squadra si riduce GP dopo GP. La sua dedizione, la voglia a 34 anni di continuare a provarci è ammirevole.
ALVARO BAUTISTA 7
E’ stato attaccato a Rossi fino a quando un dritto – per problemi ai freni – gli ha fatto perdere il contatto. A quel punto si è ritrovato a lottare con Crutchlow, battendolo all’ultimo giro: non si può dire che non sia un combattente.
CAL CRUTCHLOW 6,5
Mezzo punto in più per le sue condizioni fisiche e, soprattutto, perché Cal non cerca scuse per un avambraccio “spaventoso”: a Sepang è già dura finire la gara se stai bene, figurarsi nella sua situazione.
BRADLEY SMITH 5
30”864 dal primo, 24”195 dalla prima Yamaha, 8”563 dal compagno di squadra che corre con un braccio solo: i numeri sono impietosi, tutti contro di lui.
ANDREA DOVIZIOSO 6
Su questa pista il Dovi è sempre andato fortissimo, ma con questa Ducati non andrebbe forte nemmeno Stoner. Fa il “minimo sindacale” in una situazione psicologica veramente difficilissima.
YONNY HERNANDEZ 5
Non fa danni, cercando di imparare a sfruttare una moto difficilissima: il distacco finale, però, è elevatissimo.
NICKY HAYDEN 5,5
Stava facendo una gara sufficiente prima di rompere il motore, ma, nel complesso, è stato un altro GP difficile.
ANDREA IANNONE 6
Costretto al ritiro dalla rottura dell’ammortizzatore di sterzo, fino a quel momento (settimo giro) stava facendo una gara discreta, forse la migliore della stagione.
HONDA VOTO 9
Ormai non c’è più nessuno nel paddock che dubita sulla maggiore competitività della Honda, più veloce in rettilineo, più efficace in frenata e più adatta alle Bridgestone. La moto perfetta non esiste, ma qui ci siamo vicini.
YAMAHA 7
E’ sempre una moto competitiva, ma la Honda è un’altra cosa. C’è da lavorare un bel po’ per il 2014.
DUCATI 4
Finché la moto non cambia, non possono cambiare le prestazioni. E il voto in pagella.