30 maggio 2021
- ore 14:05
Con quale stato d’animo andranno in pista i piloti della MotoGP? Perché i ragazzi della Moto2 non sapevano della morte di Jason Dupasquier, ma quelli della MotoGP lo sanno, eccome. E allora, come faranno a guidare, è giusto andate avanti? Non ho una risposta a queste domande, forse non esiste proprio. Credo che ogni considerazione, in questo caso, sia corretta e sbagliata allo stesso tempo, credo sia giusto rispettare la decisione di ciascuno. Ho la fortuna di nutrirmi di sport, di vivere di motociclismo, di frequentare un ambiente di “pazzi” (cit. dottorcosta), che ha una passione unica e viscerale per le moto. Ce l’ha fin da quando era bambino, come ce l’ha mia figlio Leonardo, che adesso gioca con le minimoto e a casa, mi ha detto mia moglie, sta piangendo per la morte di un pilota della Moto3 che nemmeno conosceva, ma che, come Leonardo, si divertiva e sognava con le moto. Per Leonardo, naturalmente, è ancora solo un gioco, ma la passione è la stessa, la stessa di Jason che l’ha portato, con la sua bravura, fino al motomondiale.
Fra poco inizia la MotoGP, questi ragazzi andranno in pista a 360 km/h, o giù di lì, la concentrazione deve essere massima, perché non ci si può distrarre a quella velocità, ma nemmeno a 50 km/h con la minimoto, come ho imparato a fare in questi ultimi mesi frequentando i kartodromi dove tanti bambini si divertono tantissimo.
Io, che faccio un altro mestiere, faccio fatica perfino a schiacciare i tasti del mio computer, perché mi sembra insignificante, capisco perfettamente che chi fa il pilota, chi continua a pensare che la moto sia qualcosa di meravigliosa, vada in pista a correre questo GP d’Italia al Mugello che ci ha sempre fatto emozionare. Loro, i piloti, vivono per questo, sanno fare questo, andare in moto e correre un GP è il loro modo per rendere il miglior omaggio possibile a Jason. E forse non ne esiste uno migliore. So che ci sarà qualcuno che si scandalizzerà perché si è corso, è una opinione legittima e rispettabile. Ma io non posso che ringraziare i piloti - tutti, nessuno escluso - per quello che fanno, per essere in pista per continuare a vivere.