Lorenzo: "Quest'anno non ci saranno solo 4 piloti che lottano per le vittorie, ma 6"

Lorenzo: "Quest'anno non ci saranno solo 4 piloti che lottano per le vittorie, ma 6"
Può vincere il campionato? quanto conta la preparazione fisica? E la moto? Risponde Lorenzo, reduce da una brutta stagione, ma in forma per il 2015
25 marzo 2015

Fra pochi giorni si riparte con una nuova stagione. Cosa ti  aspetti?

«Beh, spero di riuscire a lottare per il titolo. Ho finalmente capito che questo dipende da molti fattori. Dobbiamo andare in pista con  l'intenzione di lottare per il Campionato, come ho sempre fatto in tutta la mia carriera. Penso che se la moto funziona bene e sono davvero di forma come penso di essere, ce la posso fare. Vediamo cosa succede».

Cosa hai imparato dagli errori del passato e da quali di questi hai imparato di più?

«Quando corri e sei in pista, tutto dipende da te. Devi usare tutte le tue qualità e tutte le tue risorse per essere competitivo e se un giorno le cose non vanno bene non bisogna forzare le cose, perché questo porta solo problemi. Devi essere paziente e avere una grande motivazione per continuare a lavorare, allenarti e superare i momenti difficili».

Durante questa pre stagione hai detto più volte che sei in davvero forma, come quando sei arrivato in MotoGP nel 2008. Come è cambiato lo stile di guida?

«Beh, si lavora sui dettagli, si rinforzano i punti deboli e si  valorizzano alcune qualità, ma soprattutto si fanno di meno errori. La mia progressione in termini di velocità ed esplosività era difficile da migliorare, perché ho iniziato a fare tre pole nelle prime tre gare in MotoGP. Ma è anche vero che ai tempi la Yamaha era la moto migliore e con le Michelin stava andando bene. Ho trovato tutto relativamente facile, ma se lo stile di guida di oggi lo avessi avuto nel 2008, con l'esperienza che ho adesso, magari la mia prima vittoria sarebbe arrivata in Qatar».

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Quanto e come ti può aiutare la M1 in questa stagione rispetto al 2014?

«Sembra che i nostri avversari non abbiano dormito. Honda rimane molto forte e la Ducati ha fatto un grande cambiamento, quindi vedremo cosa succede nelle prime gare. Non sarà facile. Dobbiamo ancora migliorare la moto, sia sul giro secco che sul passo gara. Lo scorso anno, all’ inizio, ci sono stati più problemi con il nuovo motore, riduzione del carburante, gomme … Sì, è vero, la moto è molto meglio, ma lo sono anche che altre factory. quindi sarà una bella lotta!».

Si è parlato tanto del cambio seamless anche in scalata. Quali sensazioni e vantaggi offre questa nuova trasmissione?

«Dà più stabilità in frenata e questo rende più semplice fermare la moto in meno spazio e muoversi di meno».

Qual è la chiave per vincere il campionato?

«I punti, come sempre! Dobbiamo ottenere più punti rispetto agli altri. Questi si ottengono grazie ad una grande moto e tanta concentrazione. Devo essere il più veloce senza sbagliare».
 


Se quest’anno ci sono rivali più competitivi la regolarità sarà molto importante.

«Si deve trovare sempre un compromesso tra velocità, costanza e regolarità. Questo è uno sport che dura 45 minuti, in 18 gare quindi ci sono tante gare e molti giri, ma è anche vero che se sei molto regolare, ma sempre si gira ad un secondo dal più veloce, è molto difficile vincere il campionato!».

C’è una voglia di rivincita sportiva con Valentino Rossi?

«No, io sono tranquillo. Ovviamente si possono sempre migliorare i risultati. Io non sono un pilota perfetto e non lo sarò mai, ma credo di aver fatto un ottimo lavoro nel corso degli anni e ho vinto due mondiali. Ho vinto gare e campionati con Rossi e Stoner, Pedrosa e altri in pista. Certo che anche su di me hanno vinto  è così. E’ come nel calcio, non si può sempre vincere. Ma non ho alcun desiderio di vendetta con nessuno. Cercherò di battere Marquez, che da quando è arrivato in MotoGP sembra imbattibile, ma penso che se troviamo le condizioni giuste, possiamo farcela».

Quanto ha ancora da imparare Jorge Lorenzo?

«Spero sempre di essere aperto ad imparare da tutto ciò che mi circonda e da tutti. Ma anche godermi la vita mentre imparo. Dobbiamo imparare, ma anche vivere il momento».

Vincere il terzo titolo in MotoGP è un'ossessione, una necessità?

«No, non è un ossessione. Come persona competitiva e perfezionista, farò tutto il possibile per ottenere il terzo titolo e anche di più, ma questo nessuno te lo garantisce. Il futuro è incerto, ma, ovviamente, se lavoriamo bene e abbiamo tutto a posto avremo più possibilità di ottenerlo».
 


Cosa manca a Yamaha per diventare la moto perfetta?

«La moto perfetta non esiste. Ogni anno le moto migliorano. Fra 20 anni le moto saranno spettacolari e quando quei piloti le confronteranno con le nostre, rideranno. Ma è normale, la tecnologia avanza a velocemente. Possiamo confrontarci con altre factory, ogni marchio che lotta per vincere il campionato ha le sue qualità. Quando ci confrontiamo con la Honda, che ora è la favorita, vediamo che loro hanno un motore che corre un po più nel rettilineo e noi troviamo il nostro punto debole sopratutto in frenata. Quindi dobbiamo ora affrontare questa debolezza e quando lo avremo migliorato dovremo attaccare un altro punto debole».

Essere fisicamente pronto e allenato, aiuta anche mentalmente?

«E un sostegno al livello cardiovascolare. Se il cuore è abituato a soffrire, in sella ti trovi meglio però, alla fine, se ti alleni col motocross, a terra o in palestra, quando sali su una MotoGP, dopo il primo giorno hai dolori in tutto il corpo. La preparazione fisica che si fa su una MotoGP è molto diversa da tutto il resto, ma ovviamente essere in forma aiuta, direi almeno un 10%. E mentalmente ti senti meglio se sei allenato forte forte, ovviamente».

Quest’anno adotterai strategie diverse rispetto a quelle che hai usato in carriera o preferirai partire sempre all'attacco?

«Beh, dipende da come andrà la moto, come sarò sulla griglia e come farò il primo giro. Finora uno dei miei punti di forza è stato quello di fare un grande primo giro. Se ancora ce l’ho, cercherò di sfruttarlo. Ma vediamo in che posizione saremo in Qatar».

La competitività di alcuni team che in passato non erano così forti, lascia pensare ad un campionato più livellato che mai?

«Sì. Perché in due piste diverse come Sepang e Qatar, si è vista una grande differenza di rendimento. A Sepang la Yamaha è andata meglio, ma in Qatar, per esempio, una pista dove in teoria è sempre andata bene, invece abbiamo sofferto di più. Le Ducati erano relativamente più lontane a Sepang e invece a Losail sono state le più forti. Questo indica che in ogni circuito sarà diverso e che i primi tre marchi sono molto stretti quest'anno. La Ducati sembra essere entrata in quel gruppo. Quest'anno sembra che non ci saranno solo quattro piloti che lottano per le vittorie, ma sei».

Chi sarà la sorpresa di quest'anno?

«Se mi chiedete oggi, direi che la Ducati, ma anche Suzuki a dire la verità è sorprendente. E 'chiaro che oggi hanno un vantaggio tecnico con più motori, più litri e pneumatici diversi».

Magari è la Yamaha ...

«Può essere. Ma non sarebbe sorprendente, perché dalla Yamaha ci si aspetta sempre il massimo fin dall'inizio, ogni anno».

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