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Oggi, con Skype, vi porto a casa di Manuel Poggiali, due volte campione del mondo. Ecco un estratto dell’intervista che trovate (ovviamente) integrale nel video.
CAMPIONE DEL MONDO
“125: lo ritengo il coronamento di un sogno. A nove anni guardavo le gare in tv e mi chiedevo se sarei riuscito anch’io arrivare fino lì, era una grande emozione vedere le gare. Esserci arrivato e aver anche vinto è stato qualcosa di unico, un’emozione straordinaria, diverso da tutto. 250: ho conquistato il titolo all’esordio, era inaspettato, l’obiettivo era arrivarci in due anni, ma fin dalle prime due gare sono andato fortissimo. Un’altra stagione incredibile”.
GLI INIZI
“Mi è venuta voglia di moto al luna park. Ho chiesto ai miei genitori se me la facevano provare; mi risposero che l’avrebbero fatto se fossi andato bene a scuola. Ho cominciato a studiare come non mai, finché non ho trovato la prima minimoto a casa”.
FINE CARRIERA
“Ho vissuto male il 2004, ci furono tanti episodi negativi, come il fallimento dell’Aprilia del grandissimo Ivano Beggio: persi fiducia nelle persone che mi stavano vicino. Non c’era più mio padre, mi è mancato un riferimento vero. Sono contento di aver scelto di smettere, in quel momento non ero nelle condizioni di lucidità e andavo alle gare senza grosse emozioni. Non era giusto nemmeno nei confronti della squadra, di chi credeva in me: con molta onestà ho scelto di smettere. Avevo 24 anni, non sono riuscito a gestire quella situazione specifica, ma non ho rimpianti. Conta anche che se sei abituato a vincere, a salire sempre sul podio, già fare quinto non lo accetti: personalmente, anche quando facevo secondo non mi andava bene. La voglia di primeggiare mi spingeva a essere aggressivo, anche con me stesso”.
VALENTINO ROSSI
“E’ un caso a parte, anomalo: magari negli ultimi anni è stato meno competitivo, ma in ogni caso è un esempio per tutti. Riuscire a essere ancora a quei livelli dopo tanti anni di carriera, riuscire a automotivarsi, a essere sempre sul pezzo: credo che sia una dote unica, Valentino credo abbia solo da insegnare agli altri”.
MARC MARQUEZ
“E’ il talento della nuova era. Ha uno stile e un modo di fare particolare, tutto un po’ estremo. Sotto certi aspetti è un esempio da seguire: è un atleta a 360°, c’è una preparazione maniacale. Oggi lo sport è tutto estremo: è una strada da percorrere, ci vuole la costanza, la voglia di mettersi in gioco e di soffrire. Per quanto riguarda lo stile, non credo sia facilmente replicabile”.
MOTO3/MOTO2/125/250
“Le moto sono cambiate profondamente e di pari passo gli stili di guida. Le moto 2T erano difficile guidarle con certi angoli di piega: dovevi riuscire a prendere molto rapidamente il gas in mano, per non far scendere troppo i giri del motore. Le gare della 125 e della Moto3 sono più o meno simili: ci sono tanti aspetti strategici comuni. Una volta i piloti erano forse più costanti di adesso: oggi ci sono cambi di risultati tra un GP e l’altro molto grandi. Credo che i ragazzi dovrebbero capire meglio più nel dettaglio gli aspetti per essere più costanti. La Moto2 è difficilissima da capire: la 250 era una categoria meno equilibrata della 125, era più facile fare la differenza. La Moto2 è molto equilibrata, bisogna essere costanti non solo nei risultati, ma anche nei tempi: serve una grandissima preparazione e una ricerca “assurda” alla costanza. Martin è sicuramente un bel talento, ma c’è troppa fretta di passare in MotoGP: su questo aspetto non sono d’accordo. Non credo che alla lunga sia un aspetto positivo per la crescita dei ragazzi, io credo sia più corretto a fare un passo alla volta”.