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Sarà per lui il mondiale più difficile, perché dovrà essere quello della definitiva rinascita. E’, in estrema sintesi, quanto affermato da Marc Marquez nella lunga intervista rilasciata a DAZN Spagna in occasione del suo ventinovesimo compleanno. Parole, quelle dell’otto volte campione del mondo, che fanno venire a galla un Marquez tutto nuovo, più consapevole, ma ugualmente determinato a raggiungere obiettivi sempre più alti. Non subito, però, perché prima c’è un infortunio da mettere definitivamente nel passato: “So che ora, oggi, in una gara, non sono pronto a lottare per la vittoria e nemmeno per il podio, ma un anno è lunghissimo. Ci sono 21 gare, è molto lunga e vedremo. Ma il titolo è il sogno e quest'anno parto con la mentalità di provarci”.
Chi saranno gli avversari? Fabio Quartararo e Pecco Bagnaia, dice Marquez, che però spende parole anche per i due piloti della Suzuki e per il suo compagno di squadra Pol Espargarò. Ma gli avversari non sono il suo pensiero adesso, anche perché di cose da fare, oltre a ritrovare la migliore forma fisica, ce ne sono parecchie. “E’ fondamentale – aggiunge il catalano – che io torni ad essere una cosa sola con la moto. Una cosa è andare veloci su una moto, un conto è fare un giro, fare una bella gara... Ma il momento di punta è quando la moto è una parte del tuo corpo, è lì che inizia la magia. L'anno scorso non l'ho sentito in nessun momento, ma a poco a poco mi ci sono avvicinato. È lì che vai più veloce, ti stanchi di meno e tutto funziona. Forse non è lo stesso Marc di prima, ma penso che un Marc diverso possa riuscire ancora a sentirsi un tutt’uno con la moto”.
Honda ci ha messo del suo per provare a dargli una mano, stravolgendo un metodo di lavoro che faceva parte del DNA della casa giapponese e che, adesso, ha il sapore di una rivoluzione: “È una nuova moto, penso che sia il cambiamento più grande avvenuto in Honda da quando ho iniziato nel 2013 – ha concluso l’otto volte campione del mondo- E questo è anche uno sforzo per me, perché loro hanno fatto un cambiamento radicale, perché quando c'è una siccità di risultati ci sono cambiamenti radicali. Non sento ancora mia la RC213V, ma la moto su cui stavamo correndo era un po' basata su Dani Pedrosa, che è quello che l'ha guidata. Poi sono state apportate modifiche, sono passati molti anni. Era una moto molto piccola e, dato che sono piccolo, per me andava bene. Ora è una più grande".
E più grande è anche Marc Marquez, non nelle dimensioni, ma nella testa e in termini di maturità, soprattutto dopo quello che ha dovuto passe questo inverno e, più in generale, negli ultimi due anni: “Ho temuto di dover lasciare le corse, non lo nascondo – ha detto ancora Marc Marquez – Poi ho capito che avrei dovuto isolarmi, stare con la mia gente ed evitare un po' di tutto, perché questo aiuta a non perdere di vista l'obiettivo che vuoi e non soffermarti su altre cose inutili. Non hai voglia di leggere che non correrai mai più. Sono realista, so che può succedere, ma non ho voglia di leggerlo e non vado alla ricerca di notizie che mi riguardano con il rischio di ritrovarmi a leggere quelle cose”.