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Sette titoli, cinque in classe regina, per un pilota ormai entrato nella leggenda. Ne abbiamo parlato (logicamente) molto in questi ultimi giorni, sul piano agonistico. Ma vi proponiamo questa interessante intervista ufficiale, realizzata direttamente da Honda, per farvi conoscere anche qualcosa in più dei retroscena della stagione e del Marc più "privato".
Il GP del Giappone è stato simile alla gara di Aragón: un sorpasso sul finale senza possibilità di replica. E’ stato questo il momento cruciale, l’episodio che ha costretto Dovizioso a cadere?
«Ogni gara fa storia a sé, e bisogna interpretarle al meglio preparandosi bene. Abbiamo lavorato come sempre con Emilio Alzamora, Santi Hernandez e Alberto Puig – pensiamo sempre a tutto quello che potrebbe succedere, anche se poi dopo, in gara, bisogna sempre improvvisare. Stavolta, più o meno è andata come ci aspettavamo: Dovizioso si è rivelato molto forte ad inizio gara, poi, sul finale, ho deciso di attaccare perché ero convinto di avere qualcosa di più come passo. Dovi ha fatto di tutto per ritardare i festeggiamenti del titolo, ma fortunatamente ce l’abbiamo fatta».
Cosa ti è passato per la testa quando sei uscito dalla curva 10? Sei riuscito a tenere la concentrazione?
«Nel corso del weekend avevo già preso qualche spavento lì. In realtà il polverone è stato più spettacolare e preoccupante da fuori che non in sella – in questa occasione avevo il pieno controllo».
Come hai reagito quando hai saputo che Dovizioso era fuori gara?
«Ovviamente mi sono distratto un attimo, perché in quel momento sapevo di essere già matematicamente campione del mondo. Alla prima curva ho sbagliato marcia, lasciando dentro la terza. Poi però sono riuscito a ricompormi e a completare l’ultimo giro. Sembrava che non finisse più…».
Questa forse è stata la stagione più completa. C’è spazio per migliorare sotto il piano della guida?
«E’ stata sicuramente la mia stagione più regolare, perché sono finito quasi sempre sul podio. Forse, dal punto di vista dei risultati, la stagione migliore è stata il 2014, ma senza dubbio questa è stata la stagione più completa, perché abbiamo lavorato molto bene, riuscendo a tenere duro nei momenti difficili e a sfruttare quelli favorevoli».
Hai già vinto sette titoli. Qual è il momento che ti godi di più?
«Quello che aspetti di più, fra i festeggiamenti, è quello in cui rientri ai box e vedi i tuoi meccanici. Anche se sul podio finisco per salire solo io, ci sono tante persone che lavorano duro per farti vincere il titolo. Quando perdiamo, perdiamo tutti insieme, ma anche se vinciamo, vinciamo tutti insieme. Ovviamente non vedo poi l’ora di tornare a casa, a Cervera, per fare festa con amici e famiglia».
A Motegi, la pista di casa Honda, hai vinto tre dei tuoi cinque titoli in MotoGP…
«Non è la pista su cui ho ottenuto i miei risultati migliori, ma in effetti è la terza volta che conquisto il titolo in Giappone. Fino al 2016 non avevo mai vinto a Motegi, ma a quanto pare avere tutto lo stato maggiore Honda in pista ci aiuta a fare bene. Inoltre, poter celebrare il titolo in Giappone è molto importante per la Casa».
Hai ricevuto congratulazioni un po’ da tutto il mondo. Grandi atleti, il presidente spagnolo, la Casa reale… qual è il messaggio più speciale?
«I complimenti sono tutti speciali, a partire da quelli ricevuti nel paddock subito dopo aver vinto, quelli degli altri piloti, delle celebrità o delle icone dello sport. Ma senza dubbio quello che mi emoziona sempre di più è il messaggio di mia madre. Stavolta non è potuta venire in Giappone, ma non appena ho finito la gara ho fatto una videochiamata con lei».
Mick Doohan, che hai appena uguagliato con cinque titoli nella classe regina, dice di essere orgoglioso di condividere questo primato con te, e che il tuo stile di guida non ha rivali.
«Ho un ottimo rapporto con Mick Doohan, perché ci siamo trovati insieme in diversi eventi. E’ incredibile poter essere paragonato a Doohan, perché uno dei primi ricordi che ho delle gare in moto è di una delle sue battaglie con Álex Crivillé. Non ho parole per descrivere cosa significhi aver uguagliato i suoi cinque titoli».
Come gestirai le tre gare che ti restano, ora che hai vinto il titolo?
«Prima di tutto, è il momento di godersi il Mondiale, ma mi hanno già detto che ci sono ancora due titoli in ballo, costruttori e squadre. Cercheremo di continuare a lavorare bene assieme al mio compagno di squadra, Dani, per portare a casa quei due titoli, per provare a festeggiare la tripletta».
Viaggiando così tanto finisci per vedere di più il tuo team che la tua famiglia. Descrivici i loro caratteri.
«Nella mia squadra ognuno ha pregi e difetti. Il lato positivo, la cosa che mi rende tanto orgoglioso di essere con loro, è che diffondono in giro un’aura di allegria. E’ la cosa più importante. Dopotutto si tratta di un lavoro e siamo esseri umani: la giornata no, personale o professionale, può capitare a tutti, ma finiamo sempre per sorridere. Grazie a loro il mio lavoro è molto più facile e piacevole. Se dovessi parlare di ciascuno direi che, per esempio, Carlo Liuzzi è quello che mangia di più. Poi Ginetto è il più puntuale – non perché arriva in tempo, ma perché parte prima. Il più ritardatario della squadra può essere Jordi Castellá o José Luis Martínez. E poi ci sono Santi Hernández, e Javi Ortiz che sono i più responsabili. E poi Carlos Liñán, il più sfacciato di tutti».
Chi è la prima persona che chiami quando hai un problema?
«Dipende dal tipo di problema. Chiamo mio fratello, mia madre, mio padre o Emilio».
Cosa ti fa sorridere in una giornata no?
«Cerco di passare del tempo con mio fratello o un amico per dimenticare i miei problemi. La verità è che ho davvero poche giornate no, cerco sempre di staccare facendo sport o salendo in moto».
Fra gare, eventi e impegni, ti capita mai di fare il turista? New York, Londra, Roma? Dove andresti se avessi tempo?
«Con tutti i viaggi che faccio, il posto che amo di più è casa mia. A volte è difficile capirlo, e la gente mi chiede ‘perché non te ne vai lì, per staccare un po’? Ma finisco per avere nostalgia di casa, del mio divano, della mia TV e del relax. Anche se in effetti a volte è bello anche staccare altrove».
Infine… hai paura del mare. Nuoteresti da solo, nel mezzo del Mediterraneo, in cambio di un altro titolo?
«Lo farei nonostante i rischi! Cercherei di pensare ad altro ma se fosse necessario lo farei. E mi farei buttare in mare, se non ci riuscissi. Ovviamente, non per più di cinque minuti!».