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La Dakar ha sempre il suo fascino. Anche dopo aver perso il legame con l'Africa, anche dopo gli innumerevoli cambi regolamentari, anche dopo il cambio di nome, abbandonando Parigi, il rally per antonomasia mantiene un allure ineguagliabile soprattutto per i motociclisti.
Non fa eccezione nemmeno Marc Marquez. L'otto volte campione del mondo, che si allena spesso e volentieri in fuoristrada (e non solo con il flat track, che rimane però la sua specialità off-road preferita) ha recentemente raccontato alla stampa il suo amore per la Dakar.
"Amo la Dakar, la seguo ogni anno guardando sul telefono le notizie in diretta delle giornate di gara" ha infatti spiegato Marc. "L'ultima edizione è stata bellissima, con un grande equilibrio. E poi è una gara durissima, anche solo arrivare in fondo è una vera impresa!"
È naturalmente impensabile immaginare un Márquez impegnato anche in una gara del genere, che pure si svolge in effetti nel periodo in cui l'attività della MotoGP è del tutto vietata. Troppo elevati i rischi, ma anche troppo difficile pensare a una preparazione specifica per una gara del genere nelle fasi finali della stagione della GP. A carriera finita, però, la cosa assume tutt'altra fattibilità.
"In questo momento penso solo a correre in MotoGP e lo farò ancora per molti anni" ha proseguito il pilota di Cervera. "Ma sognare non è vietato, e in futuro potrei pensare di correre la Dakar, anche se, di nuovo, è una gara molto difficile, e bisogna affrontarla con un'adeguata preparazione."
Una preparazione specifica, sia fisica che tecnica, perché per quanto sia impegnativo e difficile correre in MotoGP, affrontare un rally di quindici giorni è tutt'altra faccenda, sia sul piano atletico che da quello della tecnica di guida e della gestione della gara. Improvvisare sarebbe praticamente impossibile, oltre che, naturalmente, estremamente pericoloso.
Una soluzione potrebbe anche essere quella di correre sulle "quattro ruote", il che tra l'altro permetterebbe a Marc di consolidare il legame con il fratello.
"Se dovessi prendere parte alla Dakar, probabilmente lo vorrei fare in moto, che è la mia grande passione" ha spiegato Marc. "Ma correndo in auto potrei avere con me, come copilota, mio fratello Alex: sarebbe divertente vederci lavorare insieme."
Non bisognerà attendere molto per vedere i due lavorare nello stesso box, dal momento che ai test di Sepang mancano praticamente solo tre settimane. Un lavoro nel quale Marc si immagina (ovviamente) una posizione di preminenza che va oltre la mancanza di esperienza di Alex in classe regina, se è vero che anche in un'ipotetica Dakar corsa insieme, il fratello maggiore lascerebbe al minore giusto il sedile del copilota...