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Stava per fare qualcosa che sarebbe entrato di diritto nella storia del motociclismo. Ma l’asfalto rovente di Jerez non ha perdonato a Marc Marquez quella foga e quella trance agonistica che già in passato hanno rischiato di costargli seriamente care. Il "Cabroncito" è uno che cade molto, tanto che Andrea Dovizioso nella sua biografia arriva ad affermare che “Márquez ha un rapporto particolare con l’asfalto, sembra non temerlo”: ma non gli è andata sempre bene. Quella di ieri, infatti, non è la prima caduta che ha rischiato di compromettere la carriera del 93, poi divenuto otto volte campione del mondo.
Ai tempi della 125 era addirittura considerato un pilota su cui sarebbe stato inutile riporre speranze, visto il suo modo di guidare sempre oltre al limite e l’impressionante percentuale di gare buttate al vento per manovre che si potevano anche evitare. Anzi, il suo esordio nel motomondiale è stato, in verità, un non esordio, visto che in Spagna nel 2008 non riuscì a qualificarsi per la gara proprio in conseguenza di una brutta caduta: prima gara mondiale rimandata, quindi, di appena poche settimane, con la prima di Márquez nel Mondiale che poi avvenne in Portogallo. Quella stessa stagione, però, il pilota spagnolo saltò anche altre due gare (Sepang e Valencia) per infortunio. Aveva poco più di 15 anni. Stagione sfortunata e ricca di cadute anche quella del 2009, fino alla prima consacrazione avvenuta l’anno successivo, con il titolo di Campione del Mondo della 125.
In Moto2, nel 2011, l’esordio sembra ricalcare quello della classe precedente, con una stagione da dimenticare (ma comunque chiusa al secondo posto) finita in anticipo a causa di una tremenda caduta durante le prove libere del GP di Malesia. Era in testa al Mondiale. Edema periorbitale e intervento chirurgico delicatissimo all’occhio. Prima ancora, alla vigilia del GP di Australia, aveva anche provocato un brutto incidente, tamponando il thailandese Ratthapack Wilairot. L’anno dopo, nel 2012, si laurea Campione del Mondo di Moto2 con nove vittorie, memorabile l’ultima a Valencia (con il titolo già in tasca) dopo essere partito dall’ultima posizione in griglia.
Nel 2013 arriva in MotoGP e conquista l’iride all’esordio, ma in una stagione in cui finisce al centro di numerose polemiche per via della manovra messa in atto ai danni di Jorge Lorenzo al GP di Spagna, e per la caduta pazzesca nel warmup del GP di Gran Bretagna, che rischiò di costare cara a Cal Crutchlow. Polemiche verso il 93 anche nel GP d’Australia, quando nonostante l’obbligo del cambio moto continuò a girare in pista come un forsennato ignorando la prescrizione di rientrare ai box. Mondiale senza intoppi, ma non senza cadute, e seconda vittoria di fila, quello del 2014.
Il peggio, invece, arriva nel 2015: sei ritiri, cadute e, impossibile da dimenticare, l’inizio delle ostilità con Valentino Rossi culminate con la caduta (e il fattaccio) in Malesia e la vittoria del mondiale di Jorge Lorenzo. Il resto è storia recente, ed è anche un monologo di mondiali vinti nonostante una guida sempre al limite. Nel mezzo, però, la memorabile caduta in Australia, nel 2016. E una operazione alla spalla nel 2018 e un’altra quest'inverno (ma alla spalla destra), dopo una caduta rimediata ai test di Jerez e un precedente incidente nelle prove del GP di Malesia. Con l’ambiente che più volte è arrivato a chiedersi se questo atteggiamento d’eterno attacco sarebbe prima o poi arrivato a costare veramente caro a Marc Márquez. Fino alla brutta botta di ieri a Jerez.