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Oggi sarebbero stati 34, ma il tempo si è fermato molto prima: in una mattina d’ottobre a Sepang, nel 2011. E’ il 20 gennaio di dieci anni dopo, Marco Simoncelli non c’è più, ma è comunque il suo compleanno: uno di quei giorni in cui ogni appassionato, i suoi tifosi o semplicemente quelli che hanno amato quel ragazzo di Coriano si ritrovano a farsi mille domande.
Avrebbe vinto un mondiale in MotoGP? Sarebbe davvero salito di lì a poco su una Ducati ufficiale? Sarebbe stato ancora nelle corse o, come molti colleghi, avrebbe smesso arrivato al traguardo dei 34 anni, magari come il suo eterno rivale Andrea Dovizioso? E sarebbe restato nel giro o avrebbe chiuso con un mondo che gli piaceva in sella, quando c’era da tenere il gas in mano e aprirlo con il cuore e con il polso, ma che gli andava stretto e gli dava noia quando, giù dalle moto, c’era da fare i conti con interviste, sponsor, convenevoli e abiti eleganti?
Risposte non ce ne saranno, perché sappiamo tutti come è andata e perché la storia di Marco Simoncelli s’è interrotta quando non avrebbe dovuto, come tante, sempre troppe, nel motorsport. Il ricordo, però, non è una cosa che muore e la testimonianza di quanto quel ragazzo col 58 sul cupolino e assurdi ricci in testa sia stato capace di farsi voler bene è evidente ogni giorno: sul lavoro che suo papà Paolo porta avanti con la Squadra Corse SIC 58, sull’opera che la Fondazione che porta il suo nome compie in favore di chi ha più bisogno, ma anche più semplicemente sui social, sulle carene degli amatori e dei motociclisti della domenica o, addirittura, sul corpo di chi quel 58 ha voluto imprimerselo addosso.
Il fatto stesso che oggi, in un 20 gennaio che torna per la nona volta senza Marco, i messaggi di auguri per i suoi 34 siano ovunque ne è l’ennesima prova. Il fatto stesso che oggi, in un 20 gennaio che arriva in un momento di profonda preoccupazione e faticosa angoscia, il ricordo di un compleanno che non sarà festeggiato sia capace di strappare comunque un sorriso - facendo tornare alla memoria momenti di gara, interviste, battute e gioie regalate da quel ragazzo - offre una speranza. E fa venire un pensiero, magari una preghiera, che lega uomini e reintreccia storie, quasi a chiedere a chi non c’è più, come una preghiera scanzonata, di darci una mano. Proprio adesso. A tutti, se può, e soprattutto a chi, ed è a Fausto Gresini che pensiamo, portandolo in MotoGP, la diede a lui tanti anni fa.