Marquez campionissimo, ma...

Marquez campionissimo, ma...
Domina fin dall'esordio, i suoi numeri fanno spavento, ha cambiato la guida della MotoGP e batte una concorrenza molto forte. Gli manca poco per essere irraggiungibile, però quel poco conta parecchio
6 ottobre 2019

Un dominio come non avevo mai visto in cinquant'anni. Mai visto, dico, perché qui abbondano i concorrenti fortissimi e le moto competitive. Per Rossi era stato meno difficile, e molto meno per Agostini. Questo non vuol dire che Marquez sia più forte di Valentino o di Ago, paragoni a distanza non se ne possono fare, ma certamente si può dire che ha avuto l'invidiabile possibilità di dimostrarsi una spanna sopra fior di piloti molto ben equipaggiati. Tra l'altro ha cambiato il modo di guidare la MotoGP, anche più di quanto avesse fatto Spencer in 500. Un velocissimo e affamatissimo innovatore.

Il più forte di tutti i tempi? Me lo chiedono in tanti e rispondo che questo titolo non si può assegnare, sono epoche diverse e mezzi diversi; ma aggiungo che per arrivare meritatamente al centro delle discussioni tra gli appassionati, a Marc Marquez manca uno step: cambiare la moto e vincere i titoli anche con quella nuova, come hanno fatto nella classe al top soltanto Agostini, Duke, Lawson, Rossi e Stoner. Hailwood lo infilo nella rosa d'autorità, perché lui è The Bike. Naturalmente Marc non è obbligato a fare questo passaggio, con la Honda potrebbe continuare a macinare primati per dieci anni, ma se lo facesse salirebbe tra i miti.

E poi c'è il discorso della sportività. Troppi episodi, fin dai tempi della Moto3, rivelano una sua aggressività molto disinvolta e spesso spinta oltre il limite. Qualche volta è stato punito, qualche volta in più l'ha fatta franca perché è Marquez e perché è furbo. E il pubblico è diviso: moltissimi lo amano, molti lo adoravano e sono delusi, tanti lo fischiano e non solo in Italia.

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