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La vittoria del titolo all’esordio da parte di Marc Marquez è stata senza dubbio fenomenale, ma forse non del tutto inaspettata. A parte il finale thrilling, in larga parte derivante dal “pasticciaccio brutto” commesso dal suo team in occasione del Gran Premio d’Australia complice una delirante gestione da parte di organizzazione e federazione di una situazione disastrosa innescata da Bridgestone, l’impressione è stata che Marquez fosse il predestinato, l’eletto, quello giusto per vincere finalmente un titolo MotoGP all’esordio.
Il suo successo, continuato con i due successi conquistati con autorità in questo inizio 2014, è arrivato grazie ad un ruolino di marcia micidiale. Pur non potendo competere per numero di vittorie con il Lorenzo forse migliore di sempre (ben otto GP sono andati al pilota Yamaha) Marquez è stato infatti di una regolarità impressionante, cosa che gli ha consentito di primeggiare in una particolarissima classifica di campioni stilata dall’organizzazione stessa attualizzando i punteggi di tutti i Mondiali disputati al regolamento 2014.
Grazie a questa operazione, considerando i primi 20 Gran Premi disputati in classe regina Marquez esce come il pilota che ha ottenuto il miglior punteggio, con ben 384 punti. Facendo la media si ottiene un valore pari a 19,2 punti a Gran Premio. Come a dire che Marc Marquez si è classificato appena al di sotto del secondo posto in tutti i Gran Premi corsi – e scusate se è poco, come si suol dire.
Esaminando il numero di podi – 18, altro numero che celebra la regolarità di Marquez – si ottiene la giustificazione matematica di quello che è stato il “fattore X” nel Mondiale 2013 di Marc. Se si eccettuano la caduta del Mugello e la squalifica australiana, infatti, Marquez è sempre salito sul podio: una prestazione che nessuno dei suoi rivali riesce ad uguagliare. L’unico che vi si avvicina è Giacomo Agostini, con 17 podi, non a caso il pilota più vicino a Marc Marquez come punti conquistati con 365, davanti di misura ad un Kenny Roberts anch’egli ben messo quanto a podi: ben 14. Lo statunitense, non a caso, era stato l’ultimo pilota capace di vincere il titolo iridato nella stagione del debutto.
Messi bene anche Eddie Lawson, Valentino Rossi, John Surtees (recordman di vittorie, con 10 su 20, nonché unico pilota vincitore anche di un titolo in F1) e Wayne Rainey, rispettivamente con 303, 300, 294 e 289 punti. Naturalmente una classifica del genere lascia il tempo che trova, perché fra tutti i piloti citati le condizioni d’esordio furono molto diverse. Marquez è infatti (meritatamente, sia chiaro) salito in classe regina sulla più competitiva delle moto ufficiali, all’interno del team forse più forte di tutto il mondiale e in un periodo in cui molti addetti ai lavori ritengono le moto della classe regina particolarmente ben disposte a perdonare eccessi di foga; non tutti i suoi avversari hanno avuto la stessa fortuna.
Giacomo Agostini, Kenny Roberts ed Eddie Lawson hanno esordito in 500 in condizioni forse privilegiate ma in tempi in cui le moto erano piuttosto impegnative – usiamo sorridendo un eufemismo – e le piste poco tolleranti; Rainey e Rossi esordirono con moto ufficiali ma in team privati e comunque ancora con 500 ben poco accessibili a piloti inesperti. Proprio Rossi è la dimostrazione più evidente di quanto la regolarità sia premiante in questa classifica: pur senza che nessuno ne abbia mai messo in dubbio la velocità – dopotutto esordì qualificandosi quinto in Sud Africa – nel primo anno commise molti errori in gara e solo le prime gare della seconda stagione (tre vittorie ed un terzo posto) risollevano un bilancio non troppo brillante per l’apprendistato del nove volte iridato.
Curiosità: i soli Mick Doohan e Phil Read non risultano vincitori di nemmeno un Gran Premio nei loro primi 20, per motivi abbastanza diversi. Il primo rimase vittima di una spaventosa serie di cadute (non a caso venne soprannominato dagli addetti ai lavori Dead in June Doohan, ovvero “Doohan morto per giugno”) prima di trovare, a fine 1991, quella sintesi di velocità e regolarità che gli fruttarono i suoi cinque titoli iridati. Il secondo invece è vittima di un errore: Read esordì presto, nel 1961, nella classe regina ma agli inizi fece molto meglio nelle classi inferiori in cui correva contestualmente, come era usanza all’epoca. Ciò non toglie che “Fil di ferro” sia riuscito a vincere il GP dell’Ulster nel 1964, alla sua dodicesima partenza in classe regina…
Vi presentiamo a seguire la classifica; in caso ve lo steste chiedendo, i piloti sono stati ordinati per data dell'ultima vittoria in 500/MotoGP.
Pilota |
Vittorie |
Podi |
Punti |
Marc Marquez |
8 |
18 |
384 |
Jorge Lorenzo |
2 |
8 |
231 |
Casey Stoner |
3 |
4 |
205 |
Valentino Rossi |
5 |
14 |
300 |
Mick Doohan |
0 |
4 |
177 |
Wayne Rainey |
2 |
11 |
289 |
Eddie Lawson |
3 |
11 |
303 |
Freddie Spencer |
7 |
10 |
257 |
Kenny Roberts |
9 |
14 |
361 |
Barry Sheene |
6 |
8 |
199 |
Giacomo Agostini |
5 |
17 |
365 |
Phil Read |
0 |
8 |
180 |
Mike Hailwood |
3 |
11 |
274 |
John Surtees |
10 |
11 |
294 |
Geoff Duke |
8 |
10 |
277 |
Umberto Masetti |
5 |
11 |
280 |