Márquez: “La parte più dura del recupero è quella psicologica”

Márquez: “La parte più dura del recupero è quella psicologica”
La riabilitazione, le difficoltà fisiche e psicologiche, le prospettive nei test per Marc Márquez dopo l’operazione del 4 dicembre
5 febbraio 2019

E’ stato un inverno sicuramente difficile per il team Repsol Honda. Anzi lo è ancora, perché dopo l’operazione a cui si è sottoposto Marc Marquez il 4 dicembre, alla squadra sono cadute sulla testa due brutte tegole: l’infortunio di Jorge Lorenzo e quello di Alberto Puig, che costringeranno entrambi a saltare i test di Sepang, dove Márquez dovrà verificare, ancora con qualche incognita, la sua condizione fisica,  nonostante un programma di riabilitazione fittissimo iniziato praticamente subito dopo l’operazione con il fisioterapista Carlos J. García.

«Quando mi sono svegliato, dopo l’operazione, avevo male. La fisioterapia è difficile, anche perché la faccio al mattino, quando sono ancora assonnato. Non ho mai saltato un giorno: abbiamo iniziato l’11 dicembre e mi sono riposato solo il 24, 25, 31 e 1 gennaio. Queste ultime settimane mi ha anche fatto più male, perché ormai siamo alla stretta finale. Ma la parte più dura è quella psicologica: sono quasi due mesi che faccio terapia tutti i giorni, due ore e mezza la mattina e altrettante al pomeriggio».

Interviene Carlos, il fisioterapista, che offre un’altra chiave di lettura:

«Ci sono stati giorni in cui Marc è molto paziente, succedeva soprattutto nella prima fase del recupero. Poi, quando ha tolto il tutore, è diventato più ansioso. ‘Adesso che non ho più la fascia posso?’ e io rispondevo ‘No, non puoi muovere la spalla’. E’ stato necessario frenarlo, perché se fosse stato per lui sarebbe risalito in sella il sette gennaio. Non vuole fare altro!».

«Mi hanno tolto le ruote dalle moto» interviene Márquez

«Qualcuno saggiamente ha dato ordine che le moto venissero tutte smantellate. Quando andavamo in palestra passavamo davanti alle moto e spesso Marc saliva in sella per provare la posizione di guida. A volte faceva anche un rumore con la bocca, tanta è la voglia di risalire in sella» spiega Carlos, che chiosa: «Non dirlo, penseranno che sono pazzo!»

 

 

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La spalla, comunque, è senza dubbio messa meglio che durante la stagione 2018: il fisioterapista è convinto che le condizioni siano senza dubbio migliori rispetto a quelle in cui Marc ha corso nella scorsa stagione.

«Come mobilità siamo al 90%, in termini di forza muscolare forse siamo al 75/80%. Adesso il lavoro serve a dare stabilità all’intero gruppo della spalla, che deve restare ferma: il corpo deve poter reagire senza che Marc si concentri sulla spalla. Deve potersi “scollegare” e non pensare a cosa possa o non possa fare: deve potersi concentrare sulla guida, e sapere che il suo corpo reagirà come deve».

«Finché non salirò su una MotoGP non saprò in che stato di forma sono» spiega Marc, che nei giorni scorsi ha fatto una prima valutazione della sua condizione sulla pista di Alcarràs, a pochi passi da casa sua, in sella a una MiniGP. «So che dovrò concentrarmi più sulla qualità che sulla quantità dei giri che farò, soprattutto per evitare tendiniti o cose del genere. So anche che se in questi test non riuscirò comunque a fare i tempi che vorrò, si tratta comunque solo di test: tutti verremo via dalla Malesia con zero punti. Devo essere prudente e non sprecare tutto il lavoro di recupero in questi due mesi, dovrò essere paziente».

Márquez è in partenza per i tre giorni di Sepang, dove i test prenderanno il via domattina (stanotte per noi, qui in Italia), assieme a Stefan Bradl, che sostituirà l’infortunato Jorge Lorenzo. Nella seconda e ultima sessione di test, in Qatar (dal 23 al 25 febbraio) la squadra sarà di nuovo al completo.

 

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