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VALENCIA – Ha provato in ogni modo a rimanere in SBK, poi, anche Marco Melandri ha dovuto arrendersi all’evidenza: arrivato a Valencia sabato sera, poco prima di scendere in pista ha firmato ufficialmente il contratto che lo lega all’Aprilia MotoGP per il 2015 e il 2016. Il debutto è stato naturalmente di basso profilo: solo nove giri per Marco, che nei programmi avrebbe dovuto salire sulla moto solo domani, ma il meteo mette brutto e così sono stati anticipati i tempi.
«Sono consapevole che non sarà facile: bisogna dare il massimo e cercare poco a poco di migliorare. Il test di oggi è stato un vero e proprio “shake down” (uno svezzamento, NDA), questo motore con le valvole pneumatiche fino a oggi aveva girato solo al banco, è la prima volta che scende in pista. Ci aspettavamo delle difficoltà nella gestione elettronica e, in effetti, è tutto da “mappare”: avremo tempo di farlo. Oggi serviva soprattutto per capire se stava tutto insieme».
Te l’aspettavi così la moto?
«Mi aspettavo che la ciclistica fosse più simile a quella della SBK, invece è piuttosto differente, forse anche a causa delle gomme. Rispetto alle Bridgestone che avevo utilizzato io nel 2009 e nel 2010, dietro è molto meglio, è più “normale” da portare in temperatura, mentre l’anteriore richiede una differente frenata, specie rispetto alle Pirelli: con queste freni fin dentro alla curva per far girare più velocemente la moto. Il motore, come quello della SBK, ha una bella coppia ai bassi regimi, è lineare non ha salti di potenza».
Realisticamente, cosa si può fare con questa moto?
«Prima di fare pronostici, bisogna capirne il potenziale: quindi speriamo di girare qui due giorni e tre a Jerez a fine mese con il sole. Se sarà così, potremo capire meglio il nostro valore, ma non sarà facile perché le Honda Open avranno le valvole pneumatiche, ci sono tante Ducati, c’è la Suzuki».
Come mai ci hai messo così tanto tempo ad adattarti all’Aprilia SBK?
«Io avevo la necessità di cambiare le regole della messa a punto della moto: è stato difficile far capire a loro cosa mi serviva e per loro non è stato facile cambiare metodo e venirmi dietro. Fortunatamente, poi, i fatti mi hanno dato ragione e anche Guintoli ha finito usando la moto come me».
I veri collaudatori devono essere i piloti, siamo noi che dobbiamo provare le novità di elettronica, assetto e motore per capirne il potenziale
Sei stato vicino a vincere il mondiale, ma non ci sei riuscito: come mai?
«Il problema, ma anche la fortuna, è che ho sempre saputo perché non ho concretizzato in SBK e questo mi ha permesso di rialzarmi ogni volta: il mio limite è stato cambiare sempre moto e squadra. Lo storico delle corse dice che vince chi ha una continuità nel tempo».
E’ vero che il tuo “amico” Biaggi farà il collaudatore?
«Ho detto in Aprilia che ci vuole un collaudatore per fare i chilometri, ma i veri collaudatori devono essere i piloti, siamo noi che dobbiamo provare le novità di elettronica, assetto e motore per capirne il potenziale. Anche per questo oggi ho voluto provare: Hofmann mi ha detto delle cose, ma io volevo verificarle trovando delle differenze per le mie esigenze. Ho dato la mia disponibilità all’Aprilia per fare anche i collaudi».