Michelin, i dettagli sul programma di sviluppo MotoGP

Michelin, i dettagli sul programma di sviluppo MotoGP
Il DT Michelin svela il programma di test per il subentro in veste di fornitore unico nel 2016. Gomme più versatili, addio agli pneumatici just-in-time
3 ottobre 2014

Punti chiave

Nicolas Goubert, direttore tecnico Michelin, racconta in un’intervista al tedesco Speedweek.com come la Casa di Clermont Ferrand sta affrontando la sfida del rientro in MotoGP. Michelin è assente dalla massima categoria motociclistica dal 2009, quando si dichiarò non interessata a partecipare ad una formula monogomma lasciando di fatto Bridgestone come unica partecipante al processo di selezione del monofornitore.

Cinque anni sono un’era geologica in MotoGP, e il compito che attende Michelin – il cui subentro è previsto nel 2016, con quindi una sola stagione per sviluppare pneumatici destinati a moto tra l’altro leggermente diverse da quelle impegnate in questo momento dato che la gestione elettronica ha importanti ricadute su consumo e comportamento delle gomme – è di quelli da far tremare i polsi. Proprio per questo in Francia non stanno lasciando nulla al caso, definendo un fitto programma di test (Goubert ha espressamente parlato di un calendario che tocchi tutti i circuiti del calendario) di fatto già iniziato.

A parte le vociferate uscite nel corso dello scorso inverno in diversi circuiti sud-europei con Manuel Poggiali, il gommista transalpino ha infatti già dato il via alle attività con il collaudatore designato Colin Edwards, autore di un test a Motegi in sella ad una Yamaha M1 nel quale si vocifera di un distacco nel miglior tempo di circa sei decimi dalle Bridgestone – se fosse confermato si tratterebbe di un ottimo risultato, in questa fase dello sviluppo. A Brno è stato il turno di Michele Pirro con la Ducati, mentre Shinichi Itoh è in predicato di valutare lo stato degli pneumatici Michelin sulla Honda a breve. Facile prevedere che le sessioni di test si svolgano, pista per pista, nelle giornate successive ai GP con un tester per Casa (l’impiego dei piloti ufficiali sarebbe auspicabile, ma si porterebbe dietro tutta una serie di conseguenze relative allo sviluppo delle moto in gara) in maniera tale da trovare condizioni abbastanza simili a quelle in cui si svolge la gara ma soprattutto da limitare l’aggravio di costi in termini di logistica per le Case impegnate.

La strategia di Michelin cambierà in maniera quasi speculare rispetto a quella che il gommista francese aveva usato negli anni 2000. Proprio Michelin aveva infatti avuto come punto di forza il passaggio al 16,5” abbandonando il 17” (e abbandonando di conseguenza anche Ducati, che nel 2004 avrebbe voluto proseguire con la misura canonica e anche per questo motivo diede il via alla scommessa vincente del passaggio a Bridgestone) e la capacità di “cucinare” gomme su misura circuito per circuito sulla base delle previsioni meteo e dei risultati delle prove del venerdì, facendole arrivare in pista la domenica mattina.

Ironia della sorte, la crisi economica (che ha ridotto sostanziosamente la disponibilità economica tanto del gommista quanto dei team) ha definito la necessità di un ritorno al 17” per avere ricadute più dirette sulla produzione di serie – aspetto dichiarato apertamente da Goubert nell’intervista – ma anche per sfruttare le strutture in uso per la produzione degli pneumatici stradali ed ottimizzare i costi. E venuta meno la necessità di confrontarsi con un avversario, perde significato anche l’attività della gomma just-in-time: uno degli obiettivi Michelin è realizzare pneumatici molto versatili, in grado di adattarsi al maggior numero di moto e circuiti possibile, anche in questo caso con importanti ricadute sulla produzione di serie che, giocoforza, non può certo proporre pneumatici differenziati per una moto o per l’altra.

In attesa della normativa specifica – che sarà senza dubbio figlia degli esiti dei test della stagione ventura – Goubert ha parlato della possibilità di mettere a disposizione una scelta fra sei pneumatici anteriori e tre posteriori. Naturalmente uguali per tutti i costruttori e con un range di gomme più ristretto possibile limitando quindi le variazioni da pista a pista, tenendo naturalmente in considerazione le esigenze specifiche in termini di simmetria o asimmetria di circuiti dall’andamento particolarmente impegnativo.

Fonte: Speedweek.com

 

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