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12 come il numero che Mike Hailwood utilizzò al TT del ’78 quando, trentottenne e dopo dieci anni senza moto, chiese una Ducati 900 S a Borgo Panigale. La scuderia NCR preparò la bicilindrica, Fanco Farnè la seguì all’isola, Mike vinse la gara che valeva il titolo mondiale cosiddetto F1, in prova unica. È l’impresa che vale una vita.
Mike era nato nella zona di Oxford nell’aprile 1940, era un figlio di papà ed era stato il padre, ricco commerciante della moto, a spingerlo alle corse fin da piccolo; eppure restò umile e il suo talento era autentico. Appassionato, coraggioso, vincente con tutto, dalle piccole 125 fino alle 900. E’ il Re del TT con quattordici successi e vanta nove titoli mondiali in sella alle Honda e alle MV Agusta, le moto più belle di sempre, nelle classi 250, 350 e 500 (tra il ’61 e il ’67) con 76 GP vinti negli undici anni della carriera.
Gli capitò anche di vincere tre classi nello stesso Gran Premio; quando la Honda nel ’68 si ritirò, passò alle quattro ruote e andò fortissimo anche con quelle: conquistò il titolo europeo di F2, poi fece la Formula 1 con Surtees e McLaren. Cinquanta partenze, senza vittorie; a Monza nel ’72 salvò Clay Regazzoni dal rogo della sua vettura, poi chiuse nel ’73 per un terribile incidente al Nurburgring.
Purtroppo Mike-the-bike è morto a soli quarantun anni, nel marzo del 1981, in un drammatico incidente stradale insieme alla figlia maggiore Michelle di nove anni; David, sei anni, riportò ferite leggere mentre Mike spirò dopo due giorni all’ospedale di Birmingham.