MotoGP 2013 - "Giappone, sei fantastico!"

MotoGP 2013 - "Giappone, sei fantastico!"
Francesco Chionne, fisioterapista di Dovizioso, racconta un paese molto diverso da come viene solitamente descritto dal paddock della MotoGP. La sua è una visione romantica e sicuramente condivisibile
26 ottobre 2013

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MOTEGI - In Giappone, più di un decennio che vengo qua. Prima a Suzuka, poi qui, a Motegi. E, da sempre, sento dominare lo stesso luogo comune, il ripetitivo e poco culturale (per non dire ignorante) ritornello da presunti appassionati di paddock che recita più o meno “Che paese di m. questo quì, ma che ci veniamo a fare?!”. E io, allora, mi domando sempre “Ma come che veniamo a fare??”. Qui è un tempio! Qui non avranno inventato la prima moto della storia, ma di certo hanno saputo poi fare sempre le migliori! Qui non è affatto vero che sanno solo copiare, qui sanno soprattutto inventare! Qui sanno darsi un ordine, sanno organizzarsi…e, che non guasta, sono di gran lunga più gentili che in occidente! Qui è nato, e nasce, quasi tutto quel che profuma di motociclismo al mondo! E, se vogliamo allargare gli orizzonti, qui c’è la storia fantastica di una civiltà unica e gloriosa a cui dobbiamo, fra tant’altro, i samurai, il sushi, i mitici “cartoon” con cui più o meno tutti siamo cresciuti, l’elettronica di cui nessun altro fu capace, le arti marziali e una disciplina che, ahimè, non esiste altrove… “Che brutta bestia l’ignoranza” mi verrebbe da concludere.

Purtroppo è altrettanto vero che, arrivare qui può esser un impatto quasi alienante per la diversità e il grigiore che a prima vista domina: è facile e comprensibile farsi prendere da qualche sorta di sconforto, soprattutto se consideriamo (e dobbiamo tenerlo ben presente!) che quest’ isola, dall’idioma affascinante e incomprensibile, è geograficamente flagellata da frequenti calamità naturali, per cui terremoti, tsunami e tifoni ce la rendono indubbiamente inospitale e poco simpatica. Io per primo, che l’apprezzo come pochi altri occidentali del motomondiale, sono giunto, con grande rammarico, a pensare di non tornarci mai più. Che peccato.

La cosa buffa è che in molti casi, chi ignorantemente detesta a priori questo paese, viene però qui tranquillamente sottovalutando i rischi legati alle sue calamità o, peggio, ancora minimizzando il serio pericolo di catastrofi sfuggite anche qui alla tecnologia, come la fuga di radiazioni da una centrale nucleare, mentre a casa, magari, si coccola fiero una bella moto giapponese non troppo costosa e splendidamente funzionante e/o fa salti mortali per andare a mangiare in qualche sottospecie di sushi-bar alla moda nelle terre della piadina, dell’hamburger o del fish and chips… mah.

Alla fine, come sempre, è tutto un po’ un controsenso e, forse, “la verità sta sempre nel mezzo” come saggiamente afferma la persona a me più cara (l’unica potrei dire) di questo illuminato paddock.

Francesco Chionne

 

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