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LE MANS – Non era andato forte nemmeno nel warm up del GP di Francia: sembrava in grande difficoltà, ma Valentino Rossi è stato un’altra volta grandissimo. «Bisognava rischiare e l’abbiamo fatto» dice sornione per commentare l’ennesimo “miracolo tecnico” impossibile da giustificare, perché non c’è una spiegazione logica a un pilota che “litiga” con la moto venerdì, sabato, domenica mattina, per poi essere velocissimo domenica pomeriggio.
«Stavolta la vedevo nera. Ero convinto di poter essere competitivo nel warm up, invece ero lontano e solo settimo. Il team è stato bravissimo: abbiamo deciso di rischiare stravolgendo la moto, con una modifica teoricamente valida, ma senza nessuna possibilità di verifica prima della gara. Sono partito a scatola chiusa, ma bisognava rischiare e le sensazioni sono state subito positive: mi sono divertito e ho conquistato un secondo posto che avrei firmato con il sangue prima del via. Ho anche pensato di andare a riprendere Lorenzo, ma lui aveva preparato il GP meglio di me e non è stato possibile batterlo, ma la mia M1 in gara si guidava bene. In qualifica soffriamo un po’, anche Lorenzo, che è uno specialista del giro secco, non riesce ad essere efficace, ma sulla distanza la Yamaha è molto competitiva».
Perché arrivate alla giusta messa a punto solo la domenica?
«Piacerebbe anche a me arrivarci molto prima, anche perché così Silvano Galbusera (il capotecnico, NDA) non perderebbe mesi di vita quando ci danno dei secondi così facilmente come è avvenuto venerdì e sabato».
Hai sperato nella vittoria?
«Sì, anche se dopo tre curve avevo già un secondo di distacco da Lorenzo, più o meno lo stesso svantaggio che avevo a metà gara. Quando sono riuscito a superare le Ducati, dopo una bella battaglia, lo vedevo, non era lontano, ma Jorge qui era in versione “Martillo”: quando è così è difficile batterlo. Ho comunque conquistato 20 punti fondamentali per il campionato ed è importante che siamo arrivati alla giusta messa a punto: ci siamo arrivati tardi, ma ci siamo arrivati. Quando sono partito non sapevo bene chi sarebbe stato il mio avversario: Marquez, Iannone, o Dovizioso? Poi ho iniziato a pensare a Lorenzo, perché era sempre lì. Bisognerebbe riuscire a essere più competitivi in prova e partire più avanti in qualifica, ma quando si prendono 20 o più punti è sempre qualcosa di speciale».
Hai preso dei rischi con Marquez.
«Ho fatto un piccolo errore in frenata e a quel punto ero nella così detta terra di nessuno, perché se avessi frenato più forte avrei perso facilmente il controllo dell’anteriore e avrei finito per coinvolgere anche Marc. Così ho deciso di mollare i freni e ho dovuto chiudere un po’ bruscamente: gli chiedo scusa. Nel 2014 loro (la Honda, NDA) aveva un grande vantaggio in frenata, adesso siamo molto più vicini».
Credi che Marquez sia in crisi?
«Marc è dietro in classifica soprattutto per i 20 punti persi in Argentina. Qui è arrivato dietro, ma può succedere a tutti: non mi stupirei se al Mugello vincesse. Credo che io, Lorenzo, Marquez e Dovizioso, che è veloce e costante, ci giocheremo il titolo, anche se adesso il pilota più in forma è Jorge».
A proposito del Mugello: cosa ti aspetti?
«Sicuramente è bello arrivare al GP di casa in questa situazione, in testa al campionato e con cinque podi in cinque gare. Il problema è che è la pista favorita di Jorge, lì va veramente forte: speriamo, per la Yamaha, di ripetere il risultato di oggi, naturalmente a posizioni invertite…».
Cosa puoi dire della squadra?
«Sono stati grandissimi: fare una modifica così importante e “prenderci” non è facile, avremmo potuto tranquillamente finire quinti. Io sono stato bravo a guidarla e ad abituarmi subito, ma loro sono stati bravi a scegliere la modifica giusta. Dopo il warm up ero preoccupato, non pensavo di riuscire a salire sul podio, perché anche Dovizioso era più veloce di me».
Una provocazione: invece di grande squadra non si potrebbe parlare di “pessima” squadra che non riesce a trovare subito la giusta direzione?
«Direi di no. E’ più colpa del pilota, ci ho messo troppo a capire la via da seguire, ma l’importante è che ci siamo arrivati. Prendiamo molto come riferimento i dati dell’anno scorso, ma la M1 2015 è molto differente: evidentemente non è corretto fare riferimento al 2014».
E’ più difficile lottare contro il compagno di squadra o contro Marquez con la Honda?
«Non fa nessuna differenza. Con il compagno di squadra senti di più la sfida, perché ha la tua stessa moto e se ti arriva davanti vuol dire che è stato più bravo. C’è anche il rovescio della medaglia, perché dici: se lo fa lui lo posso fare anch’io».