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SACHSENRING – Velocissimo sull’asciutto (in prova), velocissimo sul bagnato (in gara), in affanno sulla pista asciutta/umida: purtroppo per Valentino Rossi, è stata proprio quest’ultima condizione a determinare il risultato del GP di Germania, iniziato sotto la pioggia, terminato quasi con il sole.
«E’ davvero un grande peccato! Ieri, sull’asciutto, eravamo competitivi per giocarci la vittoria o, quantomeno il podio. E anche sull’acqua ero veloce, ma siamo stati un po’ sfortunati con il meteo: ha smesso di piovere, la pista si è asciugata e ho perso una buona opportunità. Sicuramente non ho fatto la migliore strategia, ma la verità è che se anche fossi rientrato due o tre giri prima, sarebbe cambiato poco: probabilmente avrei finito sesto invece che ottavo, perché quando sono tornato in pista ero assieme a Crutchlow e Dovizioso, che sono finiti comunque sul podio. Quindi non è stata la strategia l’errore più grande, piuttosto il limite è stato che dopo il cambio moto non avevo più feeling, non riuscivo a guidare e in tre curve ho preso 10 secondi da Crutchlow e Dovizioso. Un altro sbaglio è stato montare l’intermedia anche al posteriore: una decisione che abbiamo preso prima del via insieme al team, specie considerando le difficoltà che avevamo avuto venerdì a far andare in temperatura la slick. Sulla carta, l’intermedia avrebbe dovuto scaldarsi meglio nei primi due giri, ma così non è stato, non ce l’ho fatta a spingere subito: con il senno di poi sarebbe stato interessante verificare il comportamento della slick. La verità è che in condizioni “normali” – o asciutto o bagnato – sarei quantomeno salito sul podio».
Come mai hai faticato tanto a prendere il ritmo con le intermedie?
«Io non sono mai stato un fenomeno in queste condizioni, ma c’è anche una condizione tecnica: la M1 è difficile da guidare, non puoi spingere più di tanto nei primi giri».
Ti è già successo in passato di non essere efficace dopo il cambio moto, anche con le Bridgestone: evidentemente non è una questione di gomme. Allora cos’è?
«Mi era accaduto qualcosa di simile credo a Motegi nel 2009, tanto che mi ero fermato perché mi sembrava di avere la gomma sgonfia… Credo che dipenda da come è fatta la M1, dobbiamo capire bene perché».
Dopo quanto era accaduto a Misano nel 2015, quando ritardasti il rientro ai box, avevi detto che avresti guardato di più la lavagna, invece, nonostante la segnalazione, hai ritardato il rientro: come mai non gli hai dato retta?
«Eravamo d’accordo che quando qualcuno sarebbe rientrato, mi avrebbero dovuto dare la “tabella”. E così hanno fatto, ma io non me la sentivo di cambiare gomme, non mi sembrava ci fossero le condizioni. La sfiga, tra virgolette, è anche quella di essere in prima o seconda posizione: se sei ottavo e in difficoltà, è anche più facile pescare il jolly e anticipare eventualmente il rientro».
Qual è lo spirito dopo questa prima parte di stagione?
«La verità è che il 2016 ha preso una brutta piega a partire dal Mugello: se non si fosse rotto il motore avrei potuto conquistare 20 o 25 punti e vincendo la seconda gara consecutiva a Barcellona magari ad Assen avrei rischiato di meno e non sarei caduto. Ma ormai è andata così».
A questo punto, il campionato diventa quasi impossibile?
«Sicuramente diventa molto difficile: nella prima parte ho raccolto molto meno di quanto fosse nelle mie potenzialità. Sicuramente la differenza con Marquez è molto grande (59 punti, NDA), ma ci sono anche tante gare da disputare».