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SACHS – In un campionato tanto tirato, ogni GP è fondamentale: difficile individuarne uno più importante di un altro. Questo lo è un po’ di più per il semplice motivo che poi si va in vacanza: andarci da vincitore o da sconfitto può avere un peso psicologico fondamentale. Ecco, comunque, i temi principali alla vigilia del GP di Germania.
YAMAHA AVRA’ ANCHE QUI UN TELAIO VECCHIO E UNO NUOVO?
Sì. La novità rispetto ad Assen è che Maverick Vinales potrebbe utilizzare quello vecchio. «Quello nuovo ha un grande potenziale, ma non mi sono trovato a mio agio come con quello 2017, specie nei cambi di direzione» ha spiegato Vinales.
LA PISTA E’ STATA RIASFALTATA: COSA CAMBIA?
Intanto, i piloti della MotoGP avranno a disposizione 10 minuti in più sia nelle FP1 sia nelle FP2. Inoltre, la Michelin, proprio per l’incognita del nuovo asfalto, ha portato in Germania quattro anteriori e quattro posteriori, invece dei “soliti” tre. E’ una bella incognita, perché qui, come ha sottolineato Rossi, non ha girato nessuno, nemmeno i collaudatori: è la prima volta che accade e la Michelin ha dovuto scegliere le gomme “al buio”.
CHI E’ IL FAVORITO?
Ormai è impossibile sbilanciarsi in pronostici, ma non ci si può dimenticare che qui Marquez è imbattuto da sette anni (quattro in MotoGP) e che la Honda è imbattuta dal 2010. Insomma, perlomeno alla vigilia, il pronostico è obbligato: Marquez e la Honda.
LA DUCATI PUO’ ANDARE BENE ANCHE QUI?
Risponde Dovizioso: «Dobbiamo lavorare bene come abbiamo fatto negli ultimi tre GP. Come avevo detto prima del Mugello, la DesmosediciGP ha dei punti deboli, che non sono spariti in queste tre gare. Ma se siamo efficaci, possiamo esaltare i punti positivi, minimizzando al massimo quelli negativi: questo ci rende competitivi in ogni circuito. Ce la possiamo giocare anche qui».
A DOPOGP AVEVAMO CHIESTO: GLI SCARSI RISULTATI DELLA COPPIA SUZUKI/IANNONE, DI CHI SONO COLPA?
Ecco cosa ha risposto Iannone: «Sono fortemente convinto delle mie capacità, non devo dimostrare niente a nessuno. La mia forza è chiara, ho le capacità per stare nelle prime posizioni. In Olanda mi sono arrivati davanti piloti che, con tutto il rispetto, davanti a me non c’erano mai stati: Rabat e Abraham mi hanno superato uno a destra e uno a sinistra come se fossi fermo. C’è poco da fare, io non posso spingere la moto con i piedi in accelerazione. Ma credo nel progetto e io ho le stesse motivazioni di sempre».