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SILVERSTONE – Anche la quarta vittoria stagionale – la quinta nelle ultime 14 gare, è bene ribadirlo! – è arrivato al termine di un ultimo giro da cardiopalma. Niente a che vedere con quello di Zeltweg, sia ben chiaro, ma nei 5.900 metri conclusivi, Maverick Vinales è stato capace di recuperare oltre quattro decimi. Tanti, ma non abbastanza: a Dovi ne è rimasto uno (114 millesimi). Quello più importante.
Dovi, sei in uno stato di grazia?
«Non lo chiamerei stato di grazia, ma solo consapevolezza di quello che stiamo facendo. E' un aggiungere tasselli su tasselli e migliorare continuamente».
Mi colpisce che quasi ti arrabbi quando ti si dice che sei in stato di grazia, quasi che lo prendessi come un’offesa per quello che facevi prima.
«No, non è così. Semplicemente lo stato di grazia dura poco, io non credo di essere in quella situazione. Dietro ai nostri risultati c’è sostanza, non è solo questione di un momento favorevole».
Come è stata questa gara?
«Stranissima. O meglio: dopo averla fatta, capisco tante cose. In prova si spinge, si spinge, ma in gara devi guidare in maniera differente. In prova tanti sono veloci, ma poi la domenica sei obbligato a guidare in un certo modo per essere più costante possibile e gestire le gomme. Questa situazione mi ha permesso di migliorare in alcune curve: questa mattina, perdevo mezzo secondo al T4, senza nessuna idea di dove poterlo recuperare. Facendo un po’ di giri dietro a Vinales, Marquez e Rossi ho capito come limitare i danni… Ho deciso di andare davanti, facendo più veloce le curve dove ero in difficoltà: salvando le gomme mi ha permesso di avere un pochino più di grip a fine gara. O meglio, più di Valentino, non ho visto Maverick, che negli ultimi giri ha girato fortissimo. Ho potuto girare in 2’02”0 grazie al grip che avevo in trazione, perché in curva ancora siamo più lenti. Ma abbiamo altri vantaggi, alla fine è un bilanciamento positivo: non eravamo i più veloci, ma la differenza l’ha fatta la mia strategia. Quando mi ha passato Marquez, immaginavo che volesse andare davanti, l’ho ripassato subito, per cercare di superare anche Vinales, per continuare a conservare le gomme, perché mancavano ancora troppi giri. Questo ha fatto la differenza: io e Maverick giravamo forte, ma in un certo senso controllavamo Valentino. Infatti, alla fine, lui ha dovuto alzare un po’ il ritmo e questo mi ha permesso di passarlo. Una volta davanti, ho fato tutto per non dare la possibilità agli avversari di provarci. Maverick, però, era davvero forte, sapevo che mi era arrivato vicino all’ultimo giro. Ho staccato forte alla 16, sono arrivato lungo, che però alla fine mi ha salvato, perché riuscendo a chiudere la curva, non gli ho dato la possibilità di provarci alla staccata successiva».
Prova a definire con un aggettivo le quattro vittorie di quest’anno.
«Mugello: un sogno. Barcellona: lo stratega. Austria: con le palle. Qui mi sentivo confortevole».
E adesso c’è Misano.
«Bello. Arrivare a Misano in testa al campionato è qualcosa di surreale, bellissimo. Una grande soddisfazione. Ma sappiamo che non è una pista troppo adatta alla nostra moto: lì abbiamo sempre fatto molta fatica».
A questo punto, si può dire che sei il favorito?
«Diciamo che adesso posso dire che anch’io faccio parte al 100% dei piloti in lotta per il titolo. Fino ad oggi ho sempre avuto dei dubbi, mentre oggi vincendo una gara ancora una volta diversa, in una pista così complicata, dove non eravamo i più rapidi in prova, verremo considerati al 100% in lotta per il titolo».
Ma era un dubbio più tuo o degli altri?
«Entrambi. Non avendo io mai lottato per il campionato, credo che gli avversari non mi considerassero completo per conquistare il titolo. Invece il pacchetto Dovizioso-Ducati sta funzionando molto bene. Possiamo diventare i più pericolosi, ma è sbagliato parlare di campionato, soprattutto per come si sta sviluppando questa stagione: non è stabile per tanti motivi, può cambiare tutto da un GP all’altro. E’ una situazione nuova. Non posso sapere cosa è successo in Yamaha, non so qual è la loro situazione: non è stabile come in passato, questo è sicuro».