MotoGP 2017. Dovizioso: "Ho vinto 6 gare, ma mi girano le palle"

MotoGP 2017. Dovizioso: "Ho vinto 6 gare, ma mi girano le palle"
La sesta vittoria regala ad Andrea una grande emozione (“sono felice di poter dire che è stato un GP perfetto da venerdì a domenica”), ma anche un po’ di delusione: “nonostante tutto quello che ho fatto, arrivo a Valencia con 21 punti di distacco. Ma in ogni caso, la mia è stata una grande stagione. E ancora non è finita”
29 ottobre 2017

SEPANG – Sembra perfino un po’ arrabbiato. Ma chi, Andrea Dovizioso? Ma come, dove aver vinto il sesto GP e tenuto aperto il mondiale fino all’ultima gara? Sì, Andrea Dovizioso.

«Quando fai un fine settimana così, quando sei competitivo dal primo giro di venerdì all’ultimo di domenica, in ogni condizione, sull’asciutto o sul bagnato; quando vinci la gara, ma poi hai ancora 21 punti di svantaggio, ti dà fastidio. Ti girano» spiega il Dovi. Che, suo malgrado, deve anche affrontare un altro discorso per lui fastidioso: l’eventuale gioco di squadra di Jorge Lorenzo. «Non dico che non glielo abbiano chiesto, non lo so» comincia a dire. Dall’Igna, però, ha detto che è successo. Testualmente: «E’ evidente che in certe situazioni bisogna pensare al team, a chi lavora duramente dietro le quinte per portare a casa questo mondiale. Certe scelte sono dolorose, ma vanno fatte: se avessimo fatto primo con Lorenzo e secondo con Dovizioso, probabilmente direi che avremmo sbagliato qualcosa» sono le parole del numero uno di Ducati Corse.

 

Per uno come il Dovi, sentire questa cosa è peggio che arrivare 13° a Phillip Island.

«Sicuramente Lorenzo ha guidato molto bene, ma io ero più veloce, avevo le mie carte da giocare. Mezz’ora prima della gara ha cominciato a piovere fortissimo, bisognava cambiare tutte le strategie: non avevo certo tempo per parlare di certe cose, di eventuali giochi di squadre. Io ragiono solo da pilota, tutti conoscono la mia onestà, non sono mai stato un “politico”. Forse se avessi un team ragionerei in modo differente, ma la realtà è che non c’era nessun accordo».

 

Andrea, torniamo alla gara.

«E’ bello poter dire che è stato il fine settimana perfetto: sono stato veloce fin dal primo giorno, in ogni condizione. Abbiamo lavorato benissimo insieme al team, migliorando prova dopo prova: su una pista per noi molto difficile in passato, avrei anche potuto giocarmela sull’asciutto. E’ vero, però, che sull’acqua avevamo un buon vantaggio. Sono partito tranquillo, perché le condizioni erano molto differenti rispetto alle FP2 (il turno effettuato sul bagnato, NDA). Ho preso tempo, anche perché non avevo nessuno dietro che mi mettesse pressione: ho potuto capire come migliorare i miei punti deboli. Quando ho raggiunto Lorenzo ho visto che lui aveva dei punti forti, ma io ne avevo altri: lui ha sbagliato, ma sono convinto che sarei riuscito comunque a vincere. Dobbiamo prendere tutti gli aspetti positivi emersi da questo GP e cercare di essere veloci anche a Valencia, dove non c’è da pensare a nessuna strategia: bisogna vincere su un circuito storicamente ostico per me e favorevole per lui».

 

Qui sei arrivato molto determinato; sarà così anche a Valencia?

«Prima di questo GP ero molto rilassato, sarà così anche a Valencia».

 

Dopo questo risultato, credi che Márquez sia sotto pressione?

«Non credo. Anche oggi, dopo un fine settimana particolare, dopo tutte le difficoltà che ha avuto, ha portato a casa un buon quarto posto. Lui è abituato a certe situazioni e arriva a Valencia con 21 punti di vantaggio: per perdere il titolo, deve succedere qualcosa di strano. Lì Márquez sarà sicuramente competitivo: l’unica cosa che posso fare è approcciare il GP come ho fatto qui. Ma è tutto nelle sue mani».

 

Quanto rammarico hai per il disastro di Phillip Island?

«E’ chiaro che sono molto arrabbiato, e se non avessi fatto l’errore avrei potuto arrivare più avanti al traguardo. Ma la realtà è che la Ducati lì non era veloce, e non puoi cambiare la realtà».

 

Credi che Lorenzo abbia fatto gioco di squadra?

«Lorenzo è un pilota intelligente, ha spiegato bene cosa è successo: l’avantreno si chiudeva continuamente. Lui ha guidato benissimo per tre quarti di gara, poi aveva dei problemi».

 

Ma a parti invertite – lui secondo e in lotta per il titolo, tu primo ma con niente da vincere – lo avresti fatto passare?

«Inutile rispondere a questa domanda».

 

Lo sai che adesso tutti i lettori di moto.it diranno che la Ducati è nettamente la moto migliore?

«Ogni moto ha caratteristiche positive e negative, ma il come la gestisci fa una grande differenza. Da fuori sembra tutto facile, ma chiedete a Lorenzo quanto sia difficile guidare la Ducati. Un pilota veloce maschera i difetti, non si può mai sapere il reale valore di una moto: questo vale per tutti, non solo per la Ducati. L’importante è che la gente capisca la realtà: come si è visto a Phillip Island, ci sono ancora tanti aspetti da sistemare».

 

Hai dei rimpianti?

«Troppo facile averli a fine stagione, e tutti li hanno. La realtà è che questa è stata una stagione esagerata: non voglio sminuire il valore degli altri piloti Ducati, ma la differenza con loro è grande. Poi, come sempre, si può fare meglio, ma la mia è stata una grandissima stagione».

 

Tra l’altro, se vinci a Valencia finisce la stagione con più vittorie di Márquez.

«Già averne vinte sei come lui mi sembra una grande impresa: godo come un riccio a pensare che mi sto giocando il mondiale con lui. Non l’avrei mai immaginato».

 

Tutto è iniziato un anno fa con la vittoria?

«No, già ad Aragón ero stato efficace, anche se poi la gara non era andata bene. Lì c’è stato il grande cambiamento, poi è arrivato il secondo posto in Giappone, e il quarto in Australia su un’altra pista difficile per me. Certo, la vittoria ha cambiato il mio approccio ed è incredibile se si paragona quello che pensavo un anno fa nell’ultimo giro e quello che pensavo oggi: allora mi sembrava qualcosa di impossibile, oggi mi girano le palle, nonostante sia arrivata la sesta vittoria… A volte, quando sei al massimo livello, vedi dei muri e ti sembrano invalicabili, poi scopri che quei muri si possono abbattere...».

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