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JEREZ DE LA FRONTERA – Efficace in partenza, aggressivo in frenata, costante dall’inizio alla fine: Jorge Lorenzo con la Yamaha? No, Jorge Lorenzo con la Ducati! Una meraviglia vederlo passare via via, in rettilineo e in frenata, Rossi (al terzo giro), Vinales (al quarto), poi Zarco al 12esimo con una staccata da paura alla curva sei, la famosa “Dry Sack”, come se stesse guidando la sua (ex) amata M1 e non la DesmosediciGP che fino a due settimane fa gli aveva creato tanti problemi. Bravo Jorge.
«E’ un terzo posto che ha il sapore di una vittoria con la Yamaha. Ho sofferto molto la mancanza di risultati, sono stato criticato troppo e troppo presto, è stato detto che sono un pilota troppo pulito per questa moto: dedico a tutti loro questo podio» si esalta, più ironico che polemico. Poi aggiunge. «Non si può dubitare di un pilota che ha vinto 44 GP (solo in MotoGP, 65 in totale) e ha conquistato più di 140 podi (146 con quello di oggi, NDA). Questa è una moto difficile, va guidata in maniera “illogica”: sono umano, anch’io ho bisogno di tempo, come mi era successo all’inizio con la Honda 250. Adesso ho trovato qualcosa che mi permette di sfruttare meglio la Ducati e in altre piste saremo ancora più competitivi: è il miglior regalo per il mio 30esimo compleanno (celebrato giovedì 4 maggio). Sapevo prima del via di avere il passo per stare nei primi cinque, ma il ritmo è stato più basso del previsto, ho fatto dei bei sorpassi; con Zarco è stata dura, poi l’ho superato e ho preso un po’ di margine. E’ un grande risultato per me e per il team».
Adesso guidi la Ducati in modo naturale?
«Non ancora, penso ancora un po’ troppo quando sono in sella… Ma presto o tardi sarò più naturale».
Questa è una pista a te favorevole, ma ostica per la Ducati; ci vinse solo Loris Capirossi nel 2006 e l’ultimo podio risale al 2011 con Nicky Hayden. Insomma, si può dire che ci hai messo molto del tuo?
«Sono più contento di tante vittorie ottenute con la Yamaha, perché con la M1 già il primo anno, nel 2008, mi ero trovato una moto con la quale si poteva lottare per il mondiale. Adesso sono migliorato come pilota, sono più maturo; ho trovato una moto difficile da capire, una moto che molti piloti hanno sofferto. E’ vero che è migliorata negli ultimi anni, ma rimane difficile, una moto speciale. Non mi sono dimenticato come si guida».
Alla fine hai anche baciato la moto.
«Negli ultimi giorni, dopo le mie prestazioni positive, ho visto sui “social” una grande reazione dei “ducatisti”, commenti che mi dicevano “dai, credici”. Mi sembrava giusto ricambiare quelli che hanno molta fiducia nelle mie capacità. La moto deve migliorare ancora tantissimo, abbiamo dei punti molto forti, ma anche alcuni deboli: nelle piste favorevoli, come potrebbero essere Le Mans e Mugello, si può anche pensare di migliorare questo risultato. Dobbiamo provare quest’anno a conquistare qualche GP e preparare al meglio il 2018».
Sei più felice per il podio o per essere davanti a tutte le Yamaha?
«Io ho un’ottima opinione di Yamaha, mi ha permesso di realizzare tante cose belle nella vita: non ho nessuna rivalsa contro di loro. Io faccio la mia gara, sono molto contento per i ragazzi della Ducati: mai hanno perso la fiducia in me, anche quando ero 12esimo, a due secondi dalla vetta. Mi hanno sempre incoraggiato: il bacio sul serbatoio è per la Ducati».
Hai raggiunto l’obiettivo di essere il primo pilota Ducati; adesso?
«Adesso bisogna migliorare la moto: era difficile andare più veloce di Dovizioso, che guida questa moto da cinque anni e conosce ogni dettaglio, tutti i segreti per andare forte. Sembrava che dovessi vincere subito la prima gara in Qatar: non è così facile. Però, piano piano, come ho sempre fatto in tutte le categorie, in 125 e in 250, miglioro e faccio esperienza».
Ma non è che adesso ti dicono che la moto va bene così?
«Gigi (l’ingegnere Dall’Igna, NDA) sa perfettamente che dobbiamo migliorare i difetti di questa moto, soprattutto quando lasci il freno e il carattere del motore, che avendo tanta potenza va un po’ addolcito. Comunque adesso, io come pilota mi trovo più a mio agio con la moto».
Sulla tabella che ti eri fatto, sei in anticipo, in ritardo, in linea con le tue aspettative?
«Prima di provare la moto a Valencia, pensavo che sarebbe stato più facile. Invece ho impiegato più tempo a capire certi aspetti, ma quando l’ho fatto, poi ho migliorato molto velocemente. Dall’Argentina a qui abbiamo fatto un cambio grandissimo. Ma adesso è inutile pensare se è il Mugello, per esempio, la pista giusta per migliorare questo risultato: quest’anno la MotoGP è un po’ pazza, accade di tutto: ma è chiaro che con un lungo rettilineo possiamo migliorare».
Avevi ragione ieri quando dicevi che potevi passare in frenata; nei hai fatti di sorpassi belli.
«Io sono sincero, in positivo e in negativo. Però bisognava dimostrarlo: la verità è che è stata una gara lenta e il mio ritmo è calato meno degli altri».