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ALCANIZ – Perché Valentino Rossi ha deciso di tornare in pista così presto? Rossi, come al solito, trova le parole giuste per rispondere a questa domanda. «Io faccio il pilota: se ti manca quella voglia lì, allora è meglio stare a casa e smettere». Non serve aggiungere nient’altro, inutile fare illazioni o pensare a chissà cosa: Rossi, come tutti i piloti infortunati, ha pensato giorno e notte a come fare per tornare in sella il più velocemente possibile.
«In ogni caso, sono contento di essere qui e di provarci. Mi sento abbastanza bene, ogni giorno miglioro e non sento troppo dolore. Adesso bisogna verificare cosa succede guidando una MotoGP, che è molto diversa da una R1 stradale: le FP1 serviranno per capire se è possibile guidare a un buon livello. Dopo essermi fatto male, il mio obiettivo era tornare in pista a Motegi. Ma ogni volta è differente, molto dipende dalla frattura: ho lavorato duro per aumentare la potenza della gamba e diminuire il dolore. Ho cominciato a stare meglio e mi sono detto, perché no?».
Quando ci hai creduto veramente?
«Martedì sera, dopo il secondo test. Lunedì, dopo i pochi giri effettuati, avevo molto male: l’ho vista brutta, non ero ottimista, non ero convinto ne valesse la pena. Poi, però, martedì è andata meglio, la pista era asciutta, ero decisamente più soddisfatto».
Secondo il Dottor Costa, un ritorno così veloce si fa solo perché uno ci crede, per motivi psicologici più che medici.
«Intanto ringrazio il Dottor Costa che ha detto un sacco di cose carine su di me. Sicuramente la testa conta molto, ma molto dipende anche dal tipo di frattura e da quanto ti dà fastidio in moto. Nel 2010, quando mi ruppe la gamba ero in piena lotta per il mondiale, ma non ho potuto rientrare prima, avevo troppo dolore: credo anche che la medicina sia migliorata un bel po’ in questo periodo».
Dove senti più male?
«A Misano, mi faceva più male proprio nei punti dove mi sono rotto, quindi tibia e perone. Fatico un po’ nelle curve a destra, non sono agile nei cambi di direzione, ma credo che ogni giorno migliori».
Sei tornato anche perché pensi ancora al campionato?
«Il campionato è ancora aperto, ma per i primi tre (Marquez, Dovizioso, Vinales, NDA), non per me. No, non è per quello: io credo che per un pilota sia importante guidare la moto. Le tre gare consecutive saranno molto dure fisicamente: questo GP mi può far capire come lavorare per migliorare la preparazione. Io voglio tornare a essere competitivo il prima possibile e per farlo devi tornare in pista velocemente: avessi aspettato Motegi, sarebbe stata una ripartenza, sarebbe passato troppo tempo».
Come pensi di affrontare le FP1?
«Sicuramente bisogna tenersi un po’ di margine, vedere come reagisce la gamba, capire se c’è la possibilità di fare tutta la gara».
C’è qualcuno che ti ha sconsigliato questo ritorno?
«No, nessuno. Il Dottor Pascarella, quello che mi ha operato, mi ha dato il suo benestare: è un bel “matto”, ci siamo trovati subito bene…».
Adesso, dopo il motocross, anche l’enduro sarà vietato?
«Non lo so. Il cross era effettivamente sulla “lista nera”, tutti si sono fatti male. Ma l’enduro no, quel giro lo faccio da quando avevo 18 anni e sono anche stato un po’ sfortunato, mancavano veramente 400 metri alla fine e andavo a 25 km/h. Tra l’altro, fosse capitato a 3 km dall’arrivo non so come avrei fatto a tornare a casa… Forse bisognerà stare un po’ più attenti, ma in moto bisogna andare, bisogna trovare il giusto compromesso. Però faccio una promessa».
Quale?
«Non farò più niente la settimana precedente della gara in Italia! Quest’anno mi sono fatto male prima del Mugello, riuscendo poi a correre e prima di Misano: nel 2018, quindi, niente moto prima delle gare italiane. E’ una promessa».