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SACHS – Il concetto è questo: in un campionato così, bisogna fare buon viso a cattivo gioco anche di fronte a un quinto posto non esattamente esaltante. E’ esattamente quello che fa Valentino Rossi.
«Solitamente non sono mai contento dopo un quinto posto, visto come erano andate le prove, il risultato non è male, specie considerando che è stato un GP durissimo dall’inizio alla fine, in un gruppo con tanti piloti vicini e molti sorpassi. In questi giorni siamo stati un po’ sfortunati ad avere per due volte problemi tecnici con la moto con il telaio nuovo, ma siamo stati fortunati a correre con l’asciutto, perché con il bagnato sarebbe stato più difficile. In ogni caso, abbiamo fatto meglio che a Jerez e Barcellona, siamo stati più costanti. Partendo dalla terza fila tutto si è complicato, perché qui è difficile superare: se fossi partito più avanti, forse me la sarei giocata con Pedrosa. In ogni caso, in un campionato così, è importante fare punti: avrei voluto combattere di più con Vinales e arrivargli davanti, ma oggi è stato più veloce di me».
La prima Yamaha al traguardo, però, è quella del 2016 di Folger; preoccupante?
«Ogni Casa lavora per migliorare, ma fin dai primi GP i due piloti del team Tech3 hanno dimostrato di avere un buon feeling con la M1. Ma non dimentichiamo anche che sono due ottimi piloti e che oggi Folger ha guidato veramente bene, ha fatto la differenza: congratulazioni a lui. Inoltre, in classifica generale, io e Vinales siamo più avanti: questo significa, che nelle prime nove gare siamo comunque stati più competitivi. Senza il nuovo telaio oggi sarebbe stata una “Waterloo” come a Barcellona e Jerez”.
Perché avete sofferto più delle Honda?
«La Honda qui stressa meno le gomme, specie nelle curve a sinistra. Noi dobbiamo migliorare sotto questo aspetto, ma non è facile, perché è tutto differente rispetto al 2016 e cambia tanto da un GP all’altro».
E’ stato giusto scegliere la media al posteriore, invece della dura?
«Prima della partenza temevo che la media non facesse la gara, ma con la dura non avevo feeling: è stata una scommessa scegliere la media, ma è stata la decisione corretta».
A metà campionato, qual è il bilancio?
«Sono contento perché ho vinto una gara e sono a 10 punti dalla vetta: sono uno dei cinque che se la gioca. Per tutti ci sono grandissimi dubbi, la situazione è difficile da capire, che è in difficoltà in un GP, vince in quello successivo. Sono contento perché negli ultimi due GP la moto è migliorata, abbiamo fatto due buone gare e siamo lì. Bisogna continuare a lavorare, la Yamaha lo fa e bisognerà anche rischiare per avere delle evoluzioni».
Si può dire che Marquez è in testa al campionato perché è stato il più bravo a limitare i danni nei GP difficili?
«Sì. Lui ha vinto dove poteva vincere e nei GP dove era in difficoltà lo è stato meno di noi quando abbiamo avuto dei problemi».
Tanta incertezza è meglio o peggio?
«Difficile rispondere, non lo so. Fino a Barcellona 2016 le ultime 380 gare erano state vinte solo da quattro piloti: poi è successo qualcosa e sono in tanti a trionfare. Nessuno può capire cosa accadrà nei prossimi GP: magari qualcuno fa una mossa azzeccata e fa un grande passo in avanti».
Si possono ipotizzare piste favorevoli alla Yamaha nella seconda parte di campionato?
«Impossibile farlo. Si può solo pensare alla prossima, a Brno: guardare più avanti non serve a nulla per come è andata fino adesso».
In un campionato così, bisogna fare i ragionieri o gli attaccanti?
«Tutto dipende da come ti senti con la moto. Oggi, il mio quinto posto, potrebbe sembrare un risultato da “ragioniere”, ma in realtà è stato uno dei GP più faticosi degli ultimi anni, non c’è stato un attimo di respiro. E’ importante attaccare nelle gare dove ti senti forte, anche per guadagnare una sola posizione: pochi punti, possono fare la differenza».