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Quali sono state le chiavi del GP?
1) Il titolo in ballo. Se Marc Márquez non si fosse giocato il titolo, avrebbe probabilmente vinto con relativa facilità;
2) I primi giri di Pedrosa. Non è la prima volta: Dani è velocissimo nel finale, ma fatica con il serbatoio pieno. Anche questo ha contribuito alla “fuga” di Zarco;
3) Le difficoltà di Dovizioso. Anche se è andato più forte che in prova, Andrea (come Jorge) non aveva il passo per stare con Márquez, e questo gli ha impedito di provare, quanto meno, a mettere pressione al rivale;
4) La debacle delle Yamaha ufficiali. Rossi e Viñales mai in gioco, come peraltro si era capito dopo le prove. Ma due Yamaha ufficiali competitive avrebbero cambiato un po’ l’andamento della corsa.
Com’era l’umore all’interno del box Ducati per quanto fatto da Lorenzo?
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, il malumore era evidente, a cominciare dall’amministratore delegato Claudio Domenicali per arrivare ai rappresentanti dello sponsor. Del resto, pensateci bene: se andate contro a quello che vi dice il vostro capo – giusto o sbagliato che sia – quale pensate possa essere la sua reazione?
Márquez si è salvato da una caduta certa al 24esimo giro: fortuna o bravura?
Per me bravura, senza alcun dubbio, perché non è la prima volta che fa cose del genere. Non ricordo nessun altro pilota, anche del passato, bravo come lui in situazioni così.
Márquez, però, non ha rischiato troppo attaccando Zarco?
Sì, avrebbe potuto benissimo accontentarsi del secondo posto. E’ anche vero, però, che se un pilota si sente sicuro e forte abbastanza per poter provare a vincere, ci prova sempre, anche se si sta giocando il titolo. In questo caso, Márquez non è il primo a forzare anche se potrebbe accontentarsi di un piazzamento.
La Yamaha ha fatto bene a utilizzare il telaio 2016?
E’ vero, come dice Rossi, che in gara si raccolgono molto più elementi che durante i test, ma la mossa è sembrata azzardata, perché il motore era quello del 2017, così come gli scarichi e le carenature. Inoltre, è difficilissimo adattarsi a una moto differente – seppure conosciuta – in appena 20 minuti di warm up.
La gomma soffice anteriore, mentre tutti avevano la dura, può essere stata un limite per Zarco?
No, per il suo stile di guida. E Zarco è stato in testa fino all’ultimo giro.
Giri veloci in gara (tra parentesi il giro in cui è stato realizzato).
Zarco 1’31”576 (4); Márquez 1’31”627 (5); Dovizioso 1’31”777 (3); Lorenzo 1’31”810 (8); Pedrosa 1’31”823 (3); Rins 1’31”856 (9); Rossi 1’31”890 (5); Iannone 1’31”975 (8); Miller 1’31”997 5); Crutchlow 1’32”253 (26); Pirro 1’32”268 (4); Viñales 1’32”269 (20).
Le tre frasi più belle del GP
3) Lorenzo: «Ho visto le segnalazioni, ma rimanendo davanti a Dovizioso l’ho tirato per fargli recuperare qualche decimo al giro. Lo ha detto anche lui».
2) Márquez: «27 cadute? No, 27 e mezzo…».
1) Dovizioso: «Quello che più mi riempie di orgoglio è avere lottato per il mondiale, contro la Honda e Márquez, fino a 4 giri dalla fine. Adesso tutti guardano me e la Ducati in un altro modo».