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PHILLIP ISLAND – L’ingegnere Giulio Bernardelle non ha dubbi: i problemi della Yamaha sono dovuti soprattutto alla gestione elettronica. Honda e Ducati sono più avanti, hanno una migliore messa a punto dei vari controlli e questo permette ai loro piloti di essere efficaci fino al termine del GP, mentre Valentino Rossi e Maverick Vinales sono costretti a rallentare per l’eccessivo consumo della gomma posteriore. Tutto giusto, naturalmente, ma chiacchierando con qualche tecnico del paddock – naturalmente di marchi concorrenti – è emersa una considerazione interessante: l’elettronica sicuramente influisce, ma il limite della Yamaha potrebbe anche essere il motore.
Una teoria verosimile. Quest’anno, la Yamaha ha fatto una salto in avanti nelle prestazioni, perlomeno sotto l’aspetto della potenza e della velocità massima in sesta marcia. Questo, però, potrebbe aver creato uno scompenso nell’erogazione, con un “buco” ai bassi regimi che metterebbe in difficoltà la gomma posteriore, con conseguenze sulla competitività nei giri finali. Il motore, come è noto, è l’unico elemento, per regolamento, che non si può modificare durante la stagione e questo spiegherebbe come la Yamaha non sia riuscita a risolvere i problemi, nonostante le tante modifiche alla ciclistica.
Un’altra considerazione: storicamente, la Yamaha è sempre stata molto forte nella progettazione dei telai, un vero e proprio punto di riferimento all’interno del motomondiale. Anche per questo si fa fatica a credere che possa essere un problema di ciclistica: fosse solo quello, sarebbe già stato risolto. Invece, nonostante i cambi di telai – ne sono stati utilizzati almeno tre differenti in questo 2017 – i problemi rimangono e si ripetono, sempre nello stesso modo. Per tutto questo, viene da “incolpare” il quattro cilindri in linea: la maggiore potenza gli avrebbe fatto perdere la famosa “pastosità”, vera peculiarità di Casa Yamaha. Un problema che anche l’elettronica non riesce a coprire. Rimane il fatto che a inizio stagione, Vinales vinceva e il motore era lo stesso; vero, però, nelle prime gare la Honda non era a posto, soprattutto nel motore e la Ducati ha cambiato passo soprattutto a partire dal Mugello (Qatar a parte).