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Zeltweg – Poche volte si è visto un Jorge Lorenzo così forte. Forse sarebbe più giusto dire mai, ma sarebbe poco rispettoso verso un pilota che ha vinto cinque mondiali e 68 GP (47 in MotoGP).
In ogni caso, Lorenzo a Zeltweg ha vinto in modo straordinario, mettendo insieme in 28 giri velocità, agonismo, determinazione, tatticismo, con dei sorpassi pazzeschi, l’ultimo, quello decisivo, addirittura all’esterno alla curva tre su Marc Marquez. «Sono tornato “para fuera”: erano 15 anni che superavo all’esterno» ha scherzato Lorenzo.
«E’ stato bellissimo, anche se in gara ho perso qualche mese di vita per gestire la pressione della sfida con Marquez fino all’ultima curva. Credo che la chiave della vittoria sia stata la scelta della soffice e come l’ho gestita. Rispetto a ieri sono migliorato molto nel T3, dove perdevo due decimi, ma guardando i video sono riuscito a fare le modifiche necessarie per essere efficace anche lì. All’inizio ho cercato di controllare, ma non più di tanto, perché Marquez, a differenza del solito ha spinto subito all’inizio: diciamo che io mi sono conservato un 5% di velocità. Alla fine ho attaccato forte: Marquez era più forte di me alla tre, lì mi ha superato un paio di volte e all’ultimo giro era convinto che io fossi più vicino. Ha frenato lunghissimo e ha chiuso la traiettoria, lasciandomi spazio all’esterno. Lui negli ultimi giri si è attaccato come un treno, ma sono riuscito a vincere».
Si può dire che la Ducati ti ha completato come pilota, ora sei molto più aggressivo e forte in frenata?
«Una delle cose più difficile per uno sportivo, è riuscire a cambiare il modo di fare il proprio lavoro, di sapersi adattare. Molti non ci credevano, ma ci sono riuscito, anche se ci ho messo un po’ di tempo».
Marquez dice che è contento di averti nel 2019 come avversario con la stessa moto; lo sei anche tu?
«La Ducati è una moto competitiva e lo è anche la Honda: credo siano più o meno allo stesso livello di competitività, con vantaggi o svantaggi a seconda del circuito. Marquez nel 2019 partirà con il vantaggio di conoscere la Honda già da sette anni, lo stesso vantaggio che ha avuto Dovizioso con la Ducati nel 2017. Ma ci penseremo l’anno prossimo. Sicuramente sarà una bella sfida personale, sarà la mia terza grande Casa nella quale vado a correre».
Ci pensi al campionato?
«Realisticamente no, adesso penso al secondo posto: sono a pochi punti da Rossi (12, NDA) e ho superato Dovizioso. Non pensare al titolo ti permette di guidare senza pressione, mentalmente è differente».
Dal Mugello in poi sei quello che ha fatto più punti...
«Peccato per tante cose. La moto nuova ha richiesto un po’ di adattamento per i problemi di ergonomia; la sfortuna del Qatar; la sfortuna di Jerez. Molti punti persi, potremmo essere a 20 o 30 punti, ma non si può guardare il passato, cerchiamo di sfruttare questo momento della Ducati e vediamo dove arriviamo».
Come lo giudichi questo matrimonio con la Ducati?
«Diciamo che sono stati due anni passionali, con più bassi che alti nel 2017 e tanti alti nel 2018. Una parte di me sarà sempre “ducatista”».
Si può dire che è stata la tua vittoria più bella?
«Non lo so, perché, fortunatamente, ho conquistato bellissimi successi, non solo in MotoGP. Sicuramente quando batti un mostro come Marquez è speciale e lo è anche vincere con la Ducati. Il più bello non lo so, ma uno dei tre, quattro successi più importanti della mia carriera, sì»
Il sorpasso più bello?
«Quello alla penultima frenata, quando ci siamo anche toccati e siamo usciti entrambi di traverso. E poi quello decisivo, “par fuera”, come non mi accadeva da 15 anni».