MotoGP 2018. Rossi: "Non bisogna accontentarsi di un buon risultato"

MotoGP 2018. Rossi: "Non bisogna accontentarsi di un buon risultato"
Valentino soddisfatto e stupito del risultato ottenuto: “Sulla carta qui avremmo dovuto faticare, invece siamo stati lì fino alla fine. Peccato per il podio, ma Viñales è stato più bravo di me. Adesso bisogna capire se si è trattato di un episodio e se possiamo confermare questo livello nei prossimi GP”
7 ottobre 2018

 

BURIRAM – E’ stato in testa, ha lottato, poi ha avuto un calo per tornare in scia al compagno di squadra nell’ultimo giro, prima di finire largo all’ultima curva, quando ormai il podio non era più alla sua portata. Se non altro, Valentino Rossi si è visto finalmente protagonista, dopo almeno tre GP totalmente da dimenticare.

«E’ stata la miglior gara della Yamaha (leggi l'articolo) nella seconda parte della stagione. Siamo stati lì, fino alla fine: almeno, se rivedrò la gara saprò che ci siamo anche noi, non siamo staccati di 15 secondi come è successo ad Aragón. Bisogna capire quanto questa competitività sia merito del circuito e quanto siamo riusciti a migliorare la moto: le ultime quattro gare saranno molto importanti per capire la situazione. E’ stato bello combattere nel gruppo, anche se noi eravamo quelli più in difficoltà con le gomme: speravo nel podio, ma oggi Viñales è stato più bravo».

Che gara è stata?

«Strana, come tutte le ultime: tutti sono preoccupati per le gomme. Sembra un po’ una gara di ciclismo: prima va avanti un pilota, poi un altro, poi uno scatta e gli altri gli vanno dietro. E’ tutto un po’ particolare, ma almeno vengono fuori delle belle bagarre. Dei tre piloti che sono stati in testa io ero quello più in difficoltà, e alla fine non ne avevo più. Siamo arrivati tutti attaccati, ma non ho potuto attaccare alla fine».

Credi che sia stata trovata una buona base per il futuro?

«Lo capiremo già in Giappone, sembra che qui abbiamo fatto un passo in avanti, anche se dalla moto è piuttosto evidente il vantaggio che hanno Ducati e Honda. Solitamente Motegi è un buon circuito per noi, e poi c’è Phillip Island, dove nel 2017 avevamo fatto secondo e terzo. Sulla carta qui avremmo dovuto soffrire di più, mentre pensavamo di essere più forti a Misano: invece sia io che Viñales siamo stati competitivi. Credo che a fare la differenza sia stato soprattutto il grip dell’asfalto, ma bisogna essere sempre veloci, non solo in certe situazioni, perché Honda e Ducati vanno forte ovunque».

Alla fine Viñales ti ha battuto perché era più fresco fisicamente?

«No, mi sentivo molto bene, ma pur avendo cercato di salvaguardare le gomme, alla fine non ne avevo più, mentre Viñales era più a posto di me. E’ stato più bravo».

Sei un po’ più sollevato?

«Sì, così almeno è divertente, ti svegli al mattino e pensi di poter lottare per la prima fila o per il podio. E siamo stati lì, non abbiamo preso 15 secondi».

Giovedì mi eri sembrato piuttosto sfiduciato, come ti avevo visto poche volte: è una sensazione corretta?

«Ad Aragón era stata difficile, ma non ero demotivato: devi azzerare i tuoi obiettivi, pensare al 5° o 6° posto come massimo risultato, e non al podio».

Ti faccio una domanda forse un po’ strana: non c’è il rischio che qualche buon risultato nel finale faccia pensare ai giapponesi che la M1, in fondo, non sia così male?

«Potrebbe anche essere, ma è una mentalità perdente: gli ingegneri a volte sono contenti se Viñales fa un buon giro, ma bisogna analizzare bene i risultati: non bastano un buon giro o una prima fila conquistata in qualifica per dire che siamo competitivi... Comunque adesso sta venendo fuori qualcosa di positivo».

Come è stata la sfida all’ultima curva?

«Ero lì, ma non potevo fare bagarre: peccato. Ero lontano da Viñales, ho provato comunque a tirare la staccata, ma sono andato largo».

Un tuo commento su Moto3 e Moto2.

«In Moto3, peccato per Bezzecchi, tirato giù all’ultima curva da Bastianini: non se lo meritava. La Moto2, invece, è stata commovente, quasi piango: primo Pecco, secondo Luca dopo una gara così. E’ stato fantastico vedere mio fratello venire su da dietro, fregare Oliveira: meglio di così si poteva fare solo primo e primo…».

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