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BRNO - Ci sono tanti modi per essere grandi. Danilo Petrucci ha scelto quello più bello: è un ragazzo con un cuore enorme. E’ umile, semplice, diretto, sincero, mai banale. Un grande, per l’appunto. Soprattutto nei rapporti umani, che per lui, evidentemente, sono più importanti di qualsiasi altra cosa. Scontato? Tutt’altro, vista la cattiveria che c’è nel mondo e l’esasperazione dell’ambiente sportivo nel quale vive. Eppure, Petrucci riesce a coniugare perfettamente ferocia agonistica con dolcezza e sensibilità nella vita di tutti giorni. Una dote rara. Come rare sono le parole che ha usato per ricordare Luca Semprini, 35 anni, da quest’anno al suo fianco come addetto stampa Ducati, scomparso tragicamente nel sonno mercoledì notte.
“Da ieri c’è un’aria pesante dentro al box Ducati: è stato proprio un fulmine a ciel sereno. Conoscevo Luca da tanto tempo, da quando aveva iniziato a fare il giornalista per GPOne (testata giornalistica sul web, NDA); la prima reazione che ho in questi casi è volere andare via, tornare a casa. Quando accadono cose così, capisci meglio quanto le corse di moto siano marginali rispetto alla vita e quanto successo a Luca ci ha ricordato quanto sia brutto non dire a una persona “ti voglio bene”, non dirgli un “grazie”, una “parola” in più, per paura di chissà cosa. Quando poi non hai più la possibilità di dirgliele, capisci quanto sarebbe stato importante farlo, ti fa male non averle dette. Luca era troppo buono per stare qui dentro, è terribile come se ne è andato. Poi, bisogna andare avanti, ma il primo istinto è stato quello di andare via”.
Danilo Petrucci: un grandissimo. Non serve aggiungere altro.