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Per la 34ª volta - 28ª consecutiva - si corre al Mugello, su un circuito lungo 5.245 metri inaugurato nel 1976 e da allora mai modificato nel disegno del tracciato. La pista toscana è indicata da tutti come una delle più belle del motomondiale, e l’atmosfera sulle colline è unica, anche perché l'organizzatore italiano è l'unico che permette di rimanere all’interno dell’autodromo durante la notte. Da anni il GP d’Italia è il sesto appuntamento stagionale: nei cinque precedenti del 2019 Marc Márquez ha dimostrato di avere qualcosa in più di tutti gli altri. Ecco i temi alla vigilia della gara italiana.
TUTTI CONTRO MÁRQUEZ
Marc Márquez arriva al Mugello da capoclassifica e da vero dominatore della prima parte della stagione, anche se il suo vantaggio è di soli otto punti su Andrea Dovizioso. Márquez e la Honda hanno dimostrato una netta superiorità: per tenere vivo il campionato, i rivali dovranno batterlo per forza, in una sorta di sfida “tutti contro uno”.
DUCATI “OBBLIGATA” A VINCERE
La pressione della vittoria in questo GP è tutta sulla Ducati, anche se, visto quanto è accaduto nelle gare precedenti, non parte come la favorita assoluta. Ma al Mugello la Desmosedici è di casa: è qui che viene sviluppata da Michele Pirro, il bravissimo collaudatore che, come al solito, correrà con una “wild card”. Negli ultimi due anni, a vincere è sempre stato un pilota Ducati - Andrea Dovizioso nel 2017, Jorge Lorenzo (con Dovizioso 2) nel 2018 -: è un’occasione da sfruttare assolutamente se si vuole sperare di giocarsela con Márquez. Ci si aspetta molto anche da Danilo Petrucci, qui terzo nel 2017 e sempre veloce su questo tracciato. E’ un appuntamento decisivo per la moto dell’ingegner Gigi Dall’Igna.
LORENZO, CI SEI?
Altra pista favorevole a Jorge Lorenzo, che al Mugello vanta un primato significativo: dal 2009 al 2016 è arrivato al traguardo o in prima posizione o in seconda, per poi tornare a trionfare nel 2018, dopo essere stato ottavo nel 2017 (pur facendo qualche giro al comando). Proprio nella passata stagione abbiamo assistito alla resurrezione di Lorenzo con la Ducati, e anche allora, proprio come oggi, dopo un GP di Francia deludente. Per la verità, Jorge a Le Mans ha fatto vedere qualcosa di positivo: è ora di dare una svolta alla sua stagione, fin qui ben al di sotto delle aspettative.
YAMAHA ALL’INSEGUIMENTO
Per quanto visto finora, al Mugello la Yamaha dovrà inseguire, penalizzata da un motore con pochi cavalli e accelerazione rispetto a Honda e Ducati. La M1 dimostra grandi qualità ciclistiche e un’ottima guidabilità: le previsione della vigilia sono per una Yamaha competitiva, ma non abbastanza per giocarsi la vittoria. Ma Rossi, Viñales, Quartararo (un po’ meno Morbidelli, per il momento) hanno dimostrato di poter fare molto bene: non sarà facile, ma non è impossibile.
SUZUKI IMPREVEDIBILE
Nell’era della MotoGP il migliore risultato della Suzuki al Mugello è stato un quarto posto (Andrea Iannone, 2018); la GSX-RR è sicuramente cresciuta molto ed è più competitiva, ma sembra molto difficile che possa conquistare il podio su questo tracciato.
IANNONE DEVE CAMBIARE PASSO
Al Mugello Andrea Iannone è sempre andato fortissimo, conquistando nel 2015 la sua prima pole position in MotoGP; ma per diversi motivi finora Andrea è stato piuttosto lento: da lui ci si aspetta una gara, se non proprio da protagonista, causa i limiti della sua moto, perlomeno all’altezza del compagno di squadra.
KTM ALLA PROVA DEL NOVE
Dopo il buonissimo GP Francia, la KTM e Pol Espargaró sono attesi a una conferma su una pista totalmente differente da quella di Le Mans, e molto più veloce: far bene qui non è facile. Il GP d’Italia è un buon banco prova per verificare le potenzialità della moto austriaca.
ATTENZIONE AL DOSSO DOPO IL RETTILINEO
La leggera piega a sinistra con tanto di dosso prima della San Donato (curva a destra da seconda marcia) ha sempre creato problemi ai piloti, ma negli ultimi anni è diventata più pericolosa a causa dell’aumento delle velocità massime (356 km/h la Ducati di Dovizioso). Addirittura, troppo pericolosa? Il terrificante volo di Michele Pirro nelle FP2 del 2018, quando rimase senza freni perché lo sbacchettamento dello sterzo aveva allargato le pastiglie, ha dimostrato che le barriere sono vicine e che lo spazio di fuga, una volta apparentemente enorme, non è poi così grande. E’ un punto molto critico, da tenere in grande considerazione.