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Dalla tuta esce la fasciatura che copre gran parte della mano sinistra, ma, se non altro, Jorge Lorenzo è a Madrid, alla presentazione ufficiale della sua nuova squadra. Non ci sarà invece a Sepang: lo rivedremo sulla Honda nei tre giorni di test in Qatar, dal 23 al 25 febbraio.
«La situazione è questa, ma bisogna pensare positivo. La rottura dello scafoide è sempre un problema, ma fortunatamente adesso abbiamo tecniche molto migliori di qualche anno fa, quando i piloti erano costretti a stare fermi a lungo per recuperare dopo un infortunio del genere. Sono passati troppi pochi giorni dall’operazione (l’intervento è stato effettuato lunedì 21 gennaio a Barcellona, NDA), vedremo per il Qatar. Sono sicuro che fra due mesi ricorderemo questo momento come un semplice fastidio…».
Puoi spiegare cosa è successo?
«Sono andato a fare dirt track in una pista in Italia: non ho verificato bene le condizioni, mi sembrava fosse perfetta, invece in un punto c’era un po’ di fango e mi si è chiuso lo sterzo. E’ stata una caduta stupida, ma purtroppo si è rotto lo scafoide della mano sinistra, forse anche perché non era ancora al meglio dopo l’infortunio in Thailandia. Tutti insieme abbiamo deciso di fare l’operazione: i tempi di recupero si allungano un po’, ma dovrebbe essere meglio».
I primi test con la Honda come erano andati?
«Purtroppo anche allora non ero al 100%, a causa dei postumi dell’infortunio in Thailandia, ma nonostante questo avevamo una buona velocità. Sono orgoglioso di far parte di questa squadra: adesso, il primo obiettivo è recuperare la migliore forma fisica».
Questo è il “Dream Team”, la squadra da sogno?
«Aspettiamo fine stagione per dirlo…».
Come sei arrivato in questa squadra?
«Sapete come è andata la mia stagione 2018: nonostante mi fossi allenato come mai prima, è stata molto dura, con risultati inferiori alle aspettative. Per questo, la mia valutazione è scesa e ho cominciato a realizzare che il mio futuro sarebbe stato complicato, che avrei anche potuto rimanere senza moto. Ho pensato a cosa fare, e ho ritenuto giusto parlare direttamente con la Honda: non è stato facile, ma, alla fine, è stato possibile entrare in questa squadra e accettare questa sfida. In due settimane è cambiato tutto: ero in grande crisi, poi ho firmato con la HRC e ho vinto al Mugello. Impensabile fino a qualche giorno prima».
Crutchlow dice che questa è una moto molto fisica: sei preoccupato per questo?
«Non sono d’accordo. E’ vero che lui la conosce meglio perché la guida da qualche anno, ma a me sembra meno critica della Ducati: non sono preoccupato sotto questo aspetto».
Quanto ti mancheranno i test in Malesia?
«E’ chiaro che la situazione perfetta sarebbe stata poter provare in Malesia, ma non si può fare. In Qatar sarò al 70-80%: cercherò di fare il possibile per recuperare il tempo perso».
Ti preoccupa dover dividere il box con Márquez, che ha dominato le ultime stagioni?
«Diciamo che la situazione è simile al 2008, quando arrivai in Yamaha: Rossi era il pilota di riferimento, anche se non aveva conquistato il titolo nel 2006 e 2007, conosceva perfettamente la moto, era all’apice della sua carriera. Márquez è il campione, conosce benissimo la Honda e sappiamo quanto sia difficile prendere confidenza con la moto, ma credo che con la Honda avrò meno problemi di quanti ne abbia avuti con la Ducati».
Quali sono gli aspetti positivi e negativi della Honda?
«La Honda è più piccola della Ducati, e questo ti fa stare più vicino all’asfalto: ti dà più confidenza in entrata di curva, specie quando c’è poca aderenza. E’ una moto molto agile, anche questo è positivo. Non mi piace parlare degli aspetti negativi: la moto perfetta non esiste, bisogna migliorare un po’ la potenza».
Come sarà il rapporto con Márquez?
«Noi siamo molto diversi, concepiamo le corse in modo differente, ci sono cose che a me piacciono e a lui no, come il nuovo serbatoio, ma credo anche che gli aspetti positivi di avere in squadra due piloti come noi sono superiori a quelli negativi. Due piloti come noi si stimolano a vicenda, si migliorano. Mi ricordo che anche Senna e Prost sottolineavano questo aspetto: la nostra rivalità ci farà migliorare».
Esiste la possibilità di tensioni tra di voi?
«Sicuramente esiste, ma è piccola: l’importante è avere rispetto uno dell’altro. E’ chiaro che se ti giochi la vittoria all’ultima curva dell’ultimo giro può accadere di tutto, ma è sempre così».
Metterete un muro come avvenne in Yamaha?
«Non credo proprio che Puig lo permetterà: quella è una cosa che si inventarono in Yamaha…».
Rimarrai fino a fine carriera in Honda?
«Quando ero in Yamaha dicevo che avrei corso a vita per loro, e lo stesso ho detto quando sono arrivato in Ducati: è meglio che non faccia più certe previsioni…».
E’ una sfida diversa rispetto a quella con la Ducati?
«Con la Ducati l’obiettivo era essere competitivo e vincere con una moto diversa dalla Yamaha, ma il mio adattamento è stato più difficile del previsto. Solo Stoner ha conquistato il titolo con la Ducati, ma alla fine sono riuscito a essere veloce. Credo che con la Honda avrò meno problemi, l’obiettivo è essere veloci alla svelta».