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Danilo Petrucci, emozionato e felice per la sua prima vittoria in MotoGP, commenta la gara e il suo rapporto con il compagno di team Andrea Dovizioso.
E' stata una strada lunga e faticosa?
«E' strano, perchè la gara per me è stata più facile del previsto. Vedevo che il passo non era impressionante, mi sono messo davanti con l'idea di non spendere tante energie, perchè avevo paura che spingendo troppo avrei sentito la stanchezza dopo poco. A tredici giri dalla fine, sono passato in testa e ho pensato: "a 7 giri dalla fine inizio a spingere", poi sono diventati 5, poi 3...immaginavo che qualcuno avrebbe provato ad attaccarmi. Mi sono preparato bene, volevo uscire al massimo, frenare ma senza andare lungo perché sapevo che loro avrebbero staccato forte. Ho trovato lo spazio, mi ci sono infilato, purtroppo abbiamo chiuso Andrea tipo panino. Io avevo già in mente di fare l'ultimo giro davanti, poi c'è sempre il dubbio dell'ultima curva, che qui al Mugello è problematica, soprattutto con il motore della Honda e della Ducati. Ho fatto molto bene l'ultima curva e ce l'ho fatta! Ancora non ho realizzato di aver vinto, provo un mix di emozioni incredibili».
Cosa ne pensi del tuo percorso fino ad ora?
«E' stato grazie a Ducati se sono arrivato in MotoGP, perchè io nel 2011 correvo nella Superstock, e la Ducati stava sviluppando la Panigale V2. Io correvo con la 1098, stavo andando molto bene e mi chiesero di fare dei test. Girai forte, quindi mi richiamarono per piu test. Mi ricordo che mi pagavo anche la benzina per andarci, perchè quell'anno lì c'era Valentino in MotoGP e ogni tanto veniva a girare. Per me dividere la pista con Valentino era un sogno. Questa cosa mi ha permesso di costruirmi una buona base e di mettermi in mostra. Nel 2012 sono andato in MotoGP con la CRT, moto assurde paragonate a quelle di adesso, con motori di serie. La Ducati mi diede l'opportunità di provare la moto di Rossi qui al Mugello: andai forte in quell'occasione, ma poi scelsero Iannone e Spies. Volevo smettere nel 2014, correvo con una moto che elettronicamente non mi dava sicurezza, e infatti una volta, nel warm-up, rimase accelerata e mi ruppi un polso. Il giorno prima dell'incidente comunicai alla squadra che quella gara sarebbe stata l'ultima per me, un segno del destino. Dopo 2 settimane però ho iniziato a sentire la mancanza della moto, mi mancava perfino l'arrivare ultimo in gara. Quando pioveva coglievo l'occasione per mettermi in mostra, così Pramac mi diede una possibilità, e da lì è cominciata la mia storia in Ducati. L'anno scorso finalmente sono passato nel team ufficiale, e qui al Mugello ho vinto la prima gara».
Hai chiesto più volte scusa dopo la vittoria, dovresti goderti a pieno questo momento...
«Sapevo che Andrea poteva giocarsela, però in Ducati tutti volevano che io vincessi. Ero quello messo meglio durante i tre giorni, non sapevo la velocità di Andrea ma comunque non ci sono stati ordini di scuderia. Ho dato il massimo! Chiaramente avrei preferito il secondo posto per Andrea, non è stato possibile ma adesso sicuramente siamo ancora più forti. Quello che succederà dalla prossima gara non lo so, vedremo».
La classifica dice che sei quarto.
«Si ho visto anch'io, nemmeno lontanissimo dagli altri. Me la voglio giocare al massimo. Ora possiamo alzare il livello, lavorare meglio e provare a vincere il mondiale con la squadra che è l'obiettivo di Andrea, non il mio».
Che rapporto hai con Andrea? Cambierà qualcosa ora?
«Ho dedicato la vittoria ad Andrea perché dopo Austin mi ha preso in disparte e mi ha detto che stavo facendo delle cavolate. Mi ha detto che mi faccio troppi problemi, che sono simpatico ma troppo sincero. Mi ha consigliato di smetterla di pensare che sono quello sfortunato perché ho delle potenzialità. Mi ha detto che gli ricordavo lui negli anni passati quando era il brutto anatroccolo. Da quando è arrivato Lorenzo in squadra si è focalizzato solo su di lui e da quel momento ha iniziato a vincere. Non devo più pensare al futuro ma solo al lavoro, su me stesso e sulla mia squadra. Oggi ho dimostrato che anche un pilota di 80 chili può vincere una gara di MotoGP».
Nel 2018 dicevi che eri migliorato ma ti sentivi un pò grezzo. Credi che questa vittoria ti abbia fatto cambiare idea?
«Questa vittoria è la punta dell'iceberg di un lavoro che sto facendo dal 2018. Quest'anno mi sono affinato, le prime tre gare non sono andate come volevo. Da Le Mans le cose sono cambiate perchè sono riuscito a fare una buona qualifica. Mi sono tolto tutti i dubbi, sono arrivato qua molto sereno perchè sto facendo il massimo. Questo è il risultato di un lunghissimo lavoro».
Tu non hai timori reverenziali nei confronti di Andrea. Però mi sembra che tu abbia un debito di gratitudine nei suoi confronti o sbaglio?
«Andrea si sta giocando il mondiale e mi sta aiutando molto. Ci alleniamo insieme con l'idea che io servo a lui e lui può servire a me. Sono le piccole cose che fanno vedere che una persona ci tiene a te. Mi viene a prendere a casa prima di andare alle gare, mi carica la moto, ogni volta che vado a casa sua a mangiare mi sembra di scroccargli qualcosa. Mi dà tanti consigli in moto e fuori dalla moto. Il 90% delle cose che Andrea fa per me, voi non le vedete».
Oltre alla gioia, provi anche un senso di colpa quindi?
«No no, provo tanta gioia, il campionato è ancora lungo. Andrea vuole vincere e io proverò in tutti i modi a stare con loro e ad aiutarlo».
E' una rivincita su tutti quelli che ti hanno criticato in questo periodo?
«C'era chi non mi voleva nemmeno far iniziare con la Ducati: nel 2018 avevo firmato qui al Mugello ma a Valencia sembrava che non dovessi nemmeno cominciare. Qualcuno diceva: ma perchè Petrucci con tutti i piloti che ci sono? Ecco perché Petrucci».