MotoGP 2019. Rossi: "Andiamo nella direzione giusta"

MotoGP 2019. Rossi: "Andiamo nella direzione giusta"
Valentino positivo nonostante una posizione peggiore dell'anno scorso. 25 secondi più veloce, e adesso arrivano piste più favorevoli. Ma contro Marquez c'è da lavorare...
5 maggio 2019

JEREZ - Anche in una gara difficile come quella di oggi, Valentino riesce a trovare il lato positivo. 

Ad inizio gara hai avuto difficoltà a passare Miller. Se avessi avuto l’anteriore più morbido sarebbe andata meglio?

«La scelta dell’anteriore è stata una cosa dell’ultimo momento, perché volevo provare a fare la gara con la media. Poi però la temperatura è salita, e alla fine abbiamo scelto la dura, che credo sia stato un errore perché Maverick aveva la media e anche sul finale se l’è cavata bene. Forse sarei andato un po’ meglio con la media».

«Comunque, non sono mai stato granché forte per tutto il weekend. All’inizio ho faticato con Miller, ma perché proprio non ne avevo abbastanza per passarlo. Non sapevo bene cosa aspettarmi qui a Jerez, speravo che sarebbe andata meglio del previsto, un po’ come era successo ad Austin, però non è andata così. Ci sono state anche delle cose positive, però: anche se la posizione è peggiore rispetto all’anno scorso direi che la gara sia andata meglio. L’anno scorso ho finito quinto ma con tante cadute davanti a me; quest’anno il ritmo è stato molto elevato, ho chiuso la gara 25 secondi più veloce dell’anno scorso, con un gap dal primo inferiore. Mi sento più a mio agio con la moto e soprattutto nell’ultimo giro sono stato veloce».

«Sfortunatamente, il mio weekend si è complicato dopo le FP3. Forse, se fossi andato direttamente alle Q2 sarei riuscito a partire dalla seconda o terza fila, e così credo che sarei riuscito a restare nel gruppo di Maverick e delle due Ducati. Comunque si, domani (nei test, NDA) proverò sicuramente la media».

Questo significa che hai più fiducia dell’anno scorso? Che pensi di poter andare meglio nei circuiti più ostici, e magari di lottare per vincere le gare o il titolo?

«Siamo più forti dello scorso anno. Il campionato è lungo, la strada è lunga e gli avversari sono fortissimi ma stiamo lavorando nella direzione giusta. Non sono del tutto soddisfatto, perché spero che anche su piste per noi difficili come Jerez si possa lottare per il podio, però ce la possiamo giocare. In campionato non sono lontano, il problema è Marquez, che è chiaramente il più veloce - se non fosse caduto a Austin avrebbe già un bel vantaggio. Lui va fortissimo, la sua moto va fortissimo e quindi c’è una combinazione di miglior moto con il miglior pilota che ho paura sarà il più veloce per tutto il campionato. Ma siamo lì, ho solo nove punti dalla testa del Mondiale. E poi ci sono anche Rins e Dove, che sono forti. Ma credo che si possa lottare per il podio in alcune gare, e se si resta tutti un po’ più attaccati è anche più divertente».

Però adesso arrivano piste che, sulla carta, sono più favorevoli. Marquez è battibile con la Yamaha che c’è adesso, visto quello che hanno fatto Morbidelli e Quartararo?

«Questa era in effetti una pista in cui ho dovuto correre in difesa, ho perso due posti in campionato ma il distacco è rimasto invariato. In effetti nelle prossime tre piste - Le Mans, Mugello e Barcellona - l’anno scorso sono andato a podio, però sono arrivato terzo quindi bisognerebbe fare un po’ meglio. Secondo me c’è da lavorare tanto, non è facile».

Ma la Honda è davvero la miglior moto? E’ Marquez a fare la differenza o la RCV è davvero la moto migliore? In mano agli altri non sembra così efficace…

«Indubbiamente Marquez fa la differenza, perché senza di lui parleremmo di una moto in difficoltà. Però secondo me è una considerazione non del tutto veritiera, perché Crutchlow, per esempio, in Qatar ha fatto terzo, in Argentina andava fortissimo ma è stato penalizzato per la partenza, ad Austin prima di cadere andava fortissimo… insomma, secondo me la Honda va molto bene, poi è chiaro che è Marquez a guidarla così bene e a fare la differenza».

Hai lottato un po’ con Franco (Morbidelli, NDA) in gara. L’hai studiato? Cosa hai visto?

«Si, abbiamo parlato un bel po’, ci siamo confrontati per tutta la gara anche sulla scelta delle gomme e sugli assetti. Lui è stato velocissimo all’inizio, ma avevamo un assetto diverso e lui ha avuto più problemi di me sul finale, a gomme consumate, soprattutto con l’anteriore. Il bello del lavorare con piloti giovani è che loro imparano da me, però anche io imparo da loro, soprattutto da uno come Franco che è molto forte».

Ieri, credo per la prima volta, Marquez si è trovato ad essere il più vecchio in conferenza stampa dopo le qualifiche, dove due ragazzini lo hanno battuto. A te è già successo…

«Si (ride), però la cosa più importante, alla fine, è il risultato in gara. Ha vinto Marquez, quindi tutti zitti, anche i ragazzini. E’ difficile, non tanto per Marquez, almeno non ancora, ma il punto è che passi da una situazione all’altra. Anche io sono arrivato da giovane, sono passato in 500 a vent’anni contro avversari di trenta e passa anni. Poi ti trovi dall’altra parte e non è semplice: bisogna restare calmi e cercare di sfruttare i vantaggi della situazione anche se solitamente i piloti più giovani sono più forti di te. E’ anche una bella motivazione…».

In generale dev’essere anche positivo per Yamaha avere quattro moto con specifiche simili con quattro piloti così veloci, no?

«Il punto è che negli ultimi due anni abbiamo fatto confusione, c’erano delle volte in cui Zarco era più veloce di noi ma non si capiva se fosse questione di moto o pilota, perché Johann è un pilota molto veloce. Adesso, con la moto nuova, la situazione è più chiara e le moto sono molto simili. Credo che in questo weekend sia stato il pilota a fare la differenza, perché Quartararo è sempre stato velocissimo e senza l’inconveniente tecnico avrebbe finito secondo. E credo che sarà sempre più difficile da battere».

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