MotoGP 2019. Rossi: "Mai visto un campionato così"

MotoGP 2019. Rossi: "Mai visto un campionato così"
Alla vigilia della prima gara Valentino si sente pronto, ma anche con parecchi dubbi: “Nell’ultimo giorno di test qui in Qatar ero andato forte, ma ci sono almeno 7-8 piloti e 3-4 moto differenti che possono lottare per il titolo. Incredibile”
7 marzo 2019

LOSAIL – Sorride Valentino Rossi, quando gli viene fatto notare che Fabio Quartararo, 20 anni il prossimo 20 aprile e seduto al suo fianco in conferenza stampa, potrebbe essere suo figlio. «Non ci avevo pensato, ma effettivamente è così. E’ più giovane perfino di mio fratello…».


Al di là dei suoi 40 anni, però, Rossi si sente pronto per la prima gara.

«E’ sempre un momento emozionante, un po’ come il primo giorno di scuola: rivedi delle persone, scopri i nuovi colori delle moto, i caschi… Sembra che il livello del campionato sia altissimo, con tanti piloti molto veloci. La Yamaha ha lavorato duro durante l’inverno, dovremmo essere più competitivi del 2018: in Qatar negli ultimi anni sono sempre salito sul podio, ma oggi ci sono almeno sette piloti che sembrano poter arrivare nei primi tre. E’ difficile anche per noi capire quale sia il vero livello, perché durante i test, dopo tre giorni, tutti i piloti riescono a essere veloci, ma poi in gara sarà differente».

 

Ti senti pronto?

«Sì. Finalmente partiamo: l’ultimo giorno qui in Qatar era andato abbastanza bene, avevo un buon passo con le gomme usate e ho fatto il quarto tempo nel “time attack”. Partiamo da una base discreta, ma non basta: sarà importante lavorare sui piccoli dettagli, perché vanno tutti fortissimissimo (dice proprio così, NDA): sulla carta non c’è mai stato un campionato così livellato, con 7-8 piloti e 3-4 moto differenti possono lottare per vincere il mondiale. I piloti ufficiali sono tutti a posto, senza dimenticarsi di Cruthclow, Quartararo, Bagnaia e Morbidelli, che nei test hanno fatto tutti abbastanza bene. Siamo già a dieci…».

 

Un mondiale così si approccia in maniera differente?

«No, come fai? Devi pensare a te, sapendo che in una gara puoi essere sul podio e in un’altra sbagliare un dettaglio e trovarti a lottare per il settimo posto. Bisogna vedere come andrà la prima gara, ma anche le altre fino a quelle Europee, perché negli ultimi anni, con le Michelin, l’effetto pista ha la sua importanza».

 

Al di là dell’incertezza del campionato, che hai ben descritto, tu come pilota, con la tua esperienza, hai solo certezze? Ovvero, sai perfettamente quale sia il tuo livello a confronto con gli altri?

«No, non lo sai. A me capita, ma anche agli altri, quando torni in moto hai sempre il dubbio di non saper più pilotare. C’è sempre da lavorare sulla tecnica di guida, bisogna essere bravi a capire come migliorare e avere una guida moderna, non si può rimanere indietro».

 

Gavira, hai detto, si concentra più sulla guida che sulla moto, come faceva invece Cadalora: ti ha portato dei beneifici?

«Ci sono tantissime cose che bisogna adattare e modificare. Le moto cambiano molto: un pilota vecchio è abituato ad avere dei problemi con la moto vecchia, che poi però spariscono, perché le moto migliorano. E’ molto importante quello che fai in pista. Mi trovo molto bene con Gavira, ma già lo sapevo, me l’avevano detto i ragazzi di Idalio, anche emotivamente ti sprona. Ha un buon approccio mentale: è molto diverso da Cadalora, lui era molto più tecnico. Credo si possa fare un buon lavoro».

 

Come giudichi il “dream team” Honda?

«Sicuramente è uno dei punti interessanti della stagione: quando hai due grandi piloti, ci sono vantaggi e svantaggi.
Ma generalmente i vantaggi sono superiori agli svantaggi...».

 

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