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È stata finalmente messa la parola "fine" alla querelle legata ai problemi di affidabilità incontrati da Aprilia dopo i primi test invernali. Ricostruiamo rapidamente la vicenda: l’Aprilia RS-GP 2020, che ha debuttato ai test di Sepang, si è dimostrata un grosso passo avanti in termini di prestazioni, ma soprattutto di potenziale, come i piloti hanno immediatamente fatto notare con grande entusiasmo.
Sfortunatamente, a inizio anno è anche emerso come ci fosse un problema di affidabilità sul motore legato a un pezzo specifico - purtroppo, esattamente in corrispondenza del lockdown legato al COVID, quando Aprilia Racing è stata chiusa e gli stessi fornitori non erano in grado di poter sostituire il pezzo incriminato. A Noale non parlano specificamente del componente, ma stando ad alcune voci sembrerebbe trattarsi di un lotto di pistoni utilizzati nella bancata posteriore.
Inizialmente, Aprilia ha quindi chiesto di poter aprire i motori - dei quali, nel frattempo, era stato congelato lo sviluppo - incontrando però resistenze da parte degli altri costruttori, nello specifico da KTM, che ha dato parere negativo all’intervento sui propulsori. La motivazione, legata evidentemente alla sicurezza (una rottura in gara potrebbe avere conseguenze devastanti sia per il pilota che la subisce che per quelli in pista con lui in quel momento) non è stata infatti inizialmente accettata dalla MSMA, e Aprilia non ha potuto intervenire sui motori delle RS-GP di Smith ed Espargaró.
Una concessione di questo tipo può infatti venir data qualora non ci sia dubbio in merito al potenziale miglioramento prestazionale di cui la Casa potrebbe beneficiare. Aprilia ha quindi dimostrato a tutti i costruttori come la modifica fosse legata solo ed esclusivamente alla sicurezza (non c’è stato, tanto per fare un esempio, aumento di regime massimo del propulsore, tra l’altro ancora inferiore a quello dell’anno scorso, e quindi con ampio margine quando verrà sciolto il vincolo allo sviluppo), ed è finalmente riuscita ad ottenere la possibilità di sostituire la parte incriminata.
Un caso quindi con diverse analogie con quello di Yamaha, che a inizio anno ha accusato ben tre rotture che hanno fatto scattare l'allarme affidabilità per la M1 e aveva ventilato la possibilità di chiedere di poter aprire i motori per sostituire una componente difettosa. Nella realtà, però, Yamaha non ha mai fatto richiesta formale alla MSMA (oppure, come vorrebbe qualche voce, la richiesta è stata depositata e prontamente ritirata) e dunque non ha apportato modifiche ai motori già in uso, anticipando invece la punzonatura di alcuni esemplari che, in condizioni normali, sarebbero probabilmente stati riservati agli ultimi GP.