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Note positive: la spalla sinistra, operata solo 15 giorni fa, non è un problema; la velocità è buona, come conferma il quarto tempo delle FP1 (e della combinata); la messa a punto è migliorata rispetto a mercoledì. Nota negativa: ancora c’è parecchio da fare per far lavorare al meglio la gomma posteriore Michelin dalla nuova carcassa. E’ un aspetto fondamentale, che preoccupa il Dovi, anche se la giornata è andata meglio delle aspettative.
“Sono contento perché abbiamo fatto un passo in avanti rispetto al test di mercoledì: era il mio obiettivo per oggi, il nostro livello è più alto adesso. La nostra velocità non è male: non siamo come i migliori, ma non siamo troppo lontani. Nelle FP2, con le gomme usate del mattino abbiamo tenuto un buon passo”.
Cosa ti preoccupa?
“Non siamo ancora centrati con la gomma posteriore: è molto differente. E’ difficile gestire l’entrata, ma anche l’uscita: ha caratteristiche differenti in ogni aspetto. E, come è normale che sia, ogni circuito è differente: voglio dire, che la gomma è uguale, ma il comportamento cambia a seconda del tracciato, a volte fatica di più, altre di meno. In Qatar avevamo iniziato con tante difficoltà, ma alla fine dei tre giorni eravamo competitivi. Qui è diverso: questo è un tracciato complicato per noi e la temperatura è molto elevata. Stiamo faticando un po’, ma sono contento del lavoro che abbiamo fatto”.
Come hai detto, questo è un circuito difficile per te e la Ducati, ma il passo non è male: merito anche dei test fatti mercoledì?
“Abbiamo lavorato in tanti settori, ma torno al discorso di prima: il cambiamento più grande è la gomma posteriore. In questo momento è il dubbio che abbiamo. Non voglio dire che la gomma sia migliore o peggiore, ma è molto differente. Non posso sapere come si comporta sulle altre moto: da fuori sembra che Yamaha e Suzuki, che sono moto più dolci, abbiano un migliore adattamento. Sembra che - sottolinea: sembra da fuori, non so com’è veramente la situazione - non abbiamo grossi problemi. Il grip c’è, il potenziale c’è, ma noi ancora non lo sfruttiamo. Siamo focalizzati su questo. E’ molto complicato gestire lo scivolamento, è molto veloce, perdi il posteriore rapidamente. Bisogna adattarsi”.
Come va la spalla?
“Bene, mi sento a posto. Come sempre accade in queste situazioni, il giorno peggiore è il secondo; fortunatamente, questa volta, c’è stato un giorno di pausa dopo il ritorno in pista, cosa che di solito non c’è. E’ stato come un sogno, perfetto per recuperare. Oggi il feeling era molto migliore, il mio corpo, non solo la clavicola ha reagito bene. Il problema è il caldo: un conto è fare 5-6 giri, un altro 25. A Jerez è sempre dura, perché è una pista piccola con moto grandi, è normale faticare. Devi frenare duro alla curva 6 e molto dipende dalla velocità che hai, come riesci a gestire la situazione, ma sarà dura per tutti”.
La seconda gara sarà ancora più dura?
“Solitamente, quando vai in un circuito dove fatichi molto, quando arrivi alla domenica pomeriggio pensi: “Che bello, per un anno non ci torniamo più”. Stavolta non è così, ma in questo caso potrebbe anche non essere del tutto negativo: abbiamo delle cose da mettere a posto e fare due gare consecutive sullo stesso circuito ci potrebbe anche aiutare. Sicuramente sarà dura, per le condizioni generali, ma per noi potrebbe anche essere positivo”.
Paolo Ciabatti ha detto che Ducati si prende un po’ di tempo per decidere, anche perché vuole verificare le motivazioni di Dovizioso?
“Non voglio parlare del contratto, sono focalizzato alla prestazione, come è giusto che sia per un pilota. Come si vede lavoriamo duro, cercando di migliorare. Problemi di motivazioni non ne ho mai avuti nella mia carriera e non ne avrò mai: non credo che questo sarà mai un mio limite. Uno perde motivazioni quando si è stufato di una situazione a livello sportivo: io vivo di sport e di corse, addirittura ho chiesto di poter partecipare a una gara di cross per correre. Non è il mio caso pensare che non sia alla ricerca della adrenalina”.