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E’ stata una dimostrazione di forza, di velocità, di intelligenza, di controllo: insomma, la gara perfetta. Franco Morbidelli lo aveva detto ieri: “devo rischiare come a Misano1: aveva portato bene”. Ha portato bene anche questa volta e Franco esprime tutta la sua gioia.
“E’ stata la gara più bella mia vita. Sapevo che dovevo essere aggressivo e sono partito forte, ma alla prima curva ho avuto un “inciampo” con Nakagami (c’è stato un contatto, NDA). Poi lui è caduto e io ho avuto la strada libera davanti a me. Mi sono detto: “devo dare tutto fino alla fine”. Abbiamo lavorato bene in questi giorni, ero fermamente convinto della durata delle gomme. Sono stato forte dall’inizio alla fine, anche se negli ultimi giri ero un po’ in difficoltà, ma, evidentemente, lo erano anche gli altri. Ho spinto tantissimo fino a quattro giri dalla fine, poi ho controllato. Questa è una vittoria costruita da tutta la squadra, da Ramon (Forcada, il capo tecnico, NDA) e dagli altri tecnici, che ieri sera sono stati nel box fino alle 22 per capire come migliorare ancora qualcosa, come far durare di più la gomma. Li ringrazio tanto”.
E’ difficile stare al comando, mantenere la calma, ma continuare a spingere?
“Nel 2019 ho visto un video del capo tecnico di Celestino che diceva come Cele entrasse in una bolla magica a un certo punto della gara. Non ci credevo, ho anche preso un po’ in giro Celestino, ma oggi ho capito cosa voleva dire. Tutto mi veniva naturale, avevo una grandissima concentrazione e la gara è scivolata via come bere un bicchier d’acqua: dal secondo al 23esimo giro nemmeno me ne sono accorto…”.
Eri molto forte nel T4, il tuo capo tecnico ha detto che hai addirittura modificato lo stile di guida.
“La 14 e la 15 mi venivano molto bene, mentre ad Aragon1 erano il mio punto debole. Abbiamo lavorato tanto per migliorare in quel punto”.
E Migno che alla fine è entrato in pista e ha sgasato per festeggiare?
“Andrea, ho pochi motori, te lo dico in televisione, perché in privato non mi ascolti…”.
Che spettacolo.
Adesso sei quarto in campionato: cosa ne pensi?
"Non mi sarei aspettato d'essere quarto a tre gare dal termine, credo che sia un grande risultato, considerando che questa è la MotoGP: per me questa categoria era un sogno da bambino, ma questa posizione era un sogno anche nel 2019... Adesso che sono lì. che sono in gioco, è chiaro che voglio sempre di più. Ma non penso al campionato, devo solo andare in pista e dare il meglio di me"
Puoi confrontare il tuo stile di guida con quello di Quartararo?
"E' molto difficile, perché abbiamo due moto differenti: la M1 2020 ha dei punti forti e deboli rispetto alla mia, non si possono confrontare i dati. Facendo una sintesi, si può dire che lui è più aggressivo e io sono più dolce nella guida".
Che suggerimenti ti dà Valentino Rossi?
"E' difficile dirne uno, dire qual è il più prezioso: ho avuto la fortuna di crescere con una leggenda del motociclismo, con un pilota fortissimo e quando cresci a fianco di uno così non c'è bisogno che lui ti dia dei consigli. Stare al suo fianco ti permette di assorbire la sua personalità - con questo non voglio dire che ho la sua stessa personalità, solo che impari certe situazioni -, vedi certi trucchi. Spesso mi chiedo: "Cosa avrebbe fatto Vale in questa situazione"? Ma non c'è un suggerimento più importante di un altro".
Sul casco hai le due bandiere delle tue origini, italiana e brasiliana: oggi sei stato più italiano o brasiliano?
“Oggi è stata una concentrazione brasiliana, è un tipo di concentrazione superiore. Uno dei miei idoli è sempre stato Ayrton Senna; personalmente, non ho mai creduto a una bolla di concentrazione superiore o differente rispetto al normale, ma da oggi ci credo un po’ di più. L’essere umano può fare cose fantastiche se è in una condizione mentale ottimale, come lo ero io oggi grazie al lavoro fatto dalla mia squadra. Io sono uno iper razionale e non sono nemmeno credente, ma oggi è accaduto qualcosa di differente”.
Si può replicare una condizione del genere?
“Non lo so. Il lavoro che abbiamo fatto in questo fine settimana e la gara sono stati straordinari, è difficile provare a replicare, ma deve diventare un riferimento per le prossime gare”.
Pensare al titolo è qualcosa di razionale o irrazionale?
“Pensarlo è irrazionale, perché siamo un team clienti e perché abbiamo la moto del 2019. Ma irrazionale non vuol dire impossibile, bisogna crederci al 100%, come peraltro stiamo facendo e continueremo a fare. Niente è impossibile nella vita, ci sono tante cose inconcepibili che accadono e succedono perché ci credi al 100%, soprattutto nello sport”.
Mattia Pasini sostiene che per un pilota Yamaha è quasi meglio avere la moto dell’anno precedente, piuttosto che quella ufficiale; cosa ne pensi?
“Sappiamo tutti che è meglio la moto ufficiale, perché ti permette di avere uno sviluppo maggiore e più attenzione da parte dei tecnici. Ma come sto facendo dall’inizio dell’anno e come farò anche nel 2021, bisogna concentrarsi solo sul proprio pacchetto tecnico”.