Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
E’ sempre così: quando ci si trova di fronte a una statistica importante, i piloti fanno “spallucce”: “A noi non interessano queste cose”. Lo fa anche Valentino Rossi di fronte alla possibilità di salire per la 200esima volta (duecento volte, avete capito bene: e c’è anche chi lo critica… Mah!) sul podio della MotoGP. Un numero pazzesco.
“Quando corri - è la tesi di Valentino - non pensi a certe statistiche, soprattutto quando sei giovane. Diciamo che certi numeri ti rendono orgoglioso quando sei più vecchio, ma non è per quello che sono in pista: sono qui perché ancora mi diverto e spero di conquistare altri risultati importanti”.
E’ tutto un’altro Valentino rispetto alla vigilia del GP di Andalusia: il giovedì precedente la gara, Rossi era deluso e frustrato da una gara andata malissimo, oggi è gasato e galvanizzato dal ritorno sul podio. “E’ stato un risultato importante, che mi mancava da parecchio tempo (17 GP, NDA) e dopo un periodo molto difficile. Dopo una buona gara, è chiaro che il feeling cambia, pensi di poter raggiungere il massimo livello, ti poni meno limiti. Ma tutto dipende da che feeling avremo in questa e nelle prossime gare”. Brno, il circuito che ha regalato a Valentino la prima vittoria (1996, 125) e il primo titolo iridato (1997, 125), deve dare delle conferme importanti, dopo la svolta tecnica di Jerez2.
“E’ un GP importante, Brno mi è sempre piaciuto - è l’analisi del nove volte campione del mondo-. A Jerez abbiamo cambiato qualcosa e ho più feeling, mi sono divertito con la moto, sono tornato sul podio dopo un lungo periodo e tante gare difficili. Negli ultimi anni qui abbiamo sofferto su questo circuito, adesso è importante capire il nostro livello, anche per le prossime gare”.
Poi il pilota della Yamaha entra più nel dettaglio su cosa ha portato di nuovo David Munoz, il capotecnico che ha sostituito Silvano Galbusera.
“Nel 21019 abbiamo capito che mi serviva qualcosa differente, abbiamo cambiato il capo tecnico con un tecnico giovane proveniente dalla Moto2 e senza esperienza di MotoGP. Lo conoscevo perché lavorava nel nostro team in Moto2: avevamo bisogno di nuovo idee, mi piace come lavora. Abbiamo bisogno di tempo per capirci meglio, le prossime gare diranno a che livello siamo. E’ molto differente rispetto a prima: lui è molto giovane, è cresciuto nel team Pons, ha grande esperienza nell’assetto. Ma soprattutto è differente l’approccio, è molto ottimista: è importante per un pilota avere questo tipo di supporto nel box”.