MotoGP 2020. Yamaha e FIM: che brutta figura...

MotoGP 2020. Yamaha e FIM: che brutta figura...
Attraverso un comunicato, il costruttore giapponese parla di “incomprensione”: inconcepibile a questi livelli. Così come è assurda la decisone di non penalizzare i piloti. “Si crea un precedente pericoloso” sottolinea giustamente Paolo Ciabatti, direttore sportivo Ducati
6 novembre 2020

Dopo la penalizzazione, la Yamaha fa sapere la sua posizione su quanto accaduto. Ecco il comunicato ufficiale.

“A seguito della decisione della FIM relativa alla sanzione per il mancato rispetto del protocollo, che impone l’approvazione preventiva unanime della MSMA quando si utilizzano valvole di due diversi produttori nei motori delle moto Monster Energy Yamaha MotoGP e Petronas Yamaha Sepang Racing Team nella stagione 2020, Yamaha fa sapere la sua posizione.

Yamaha Motor Co. Ltd. Riconosce, rispetta e accetta la decisione della FIM sui protocolli sbagliati che sono stati seguiti. Non farà appello contro le sanzioni della FIM.

A causa di una supervisione interna e di una errata comprensione del regolamento attuale, Yamaha ha omesso di dare notifica preventiva e ottenere l’approvazione da parte della MSMA per l’uso di valvole da parte di due produttori (differenti, NDA).

Yamaha desidera chiarire che non vi era alcuna intenzione di dolo nell’usare le valvole di due diversi fornitori, valvole che sono state prodotte secondo una specifica di progetto comune.

Dopo la sanzione inflitta dalla FIM giovedì 5 novembre, Yamaha continua a impegnarsi a supportare i suoi piloti MotoGP e le due squadre nel tentativo di conquistare il titolo. Farà sforzi straordinari per competere ancora per la classifica del Campionato del mondo MotoGP 2020 e piloti”.


Insomma, un comunicato che non chiarisce nulla, non spiega cosa è successo, cosa che, peraltro, avrebbe dovuto fare la FIM, che come al solito non ha fatto. Andrebbe chiarito quando e perché si è deciso di investigare sui motori in questione (un reclamo, una segnalazione, un dubbio dei commissari, o cosa?); bisognerebbe sapere se i due fornitori hanno costruito valvole esattamente uguali o sono state fatte delle modifiche, quando Yamaha ha deciso di affidarsi a due diversi fornitori. E ancora: questo episodio c’entra con la richiesta che Yamaha aveva fatto in Austria alla MSMA di poter intervenire sui motori e, nello specifico, sulle valvole, richiesta poi ritirata? Quali motori, tra i cinque punzonati, hanno le valvole di un fornitore e quali le altre? 

Insomma, i dubbi erano, sono e rimangono tanti. Così come lascia perplessi la decisione presa di non sanzionare i piloti: non so se sia mai successa prima una cosa del genere.

“Si crea un precedente pericoloso” dice giustamente Paolo Ciabatti, direttore sportivo Ducati: solitamente, quando una Casa commette un’infrazione tecnica, pagano anche i piloti, seppure chiaramente non colpevoli. Tralasciando il commento polemico di Marc Márquez - condivisibile nella sostanza, ma poco chiaro nella motivazione: Márquez non ha mai voluto entrare nelle decisione degli “arbitri” del motomondiale, perché lo fa adesso da casa, mentre non c’entra nulla con questo campionato? Secondo me la sua presa di posizione è assolutamente fuori luogo -, rimane il fatto che la decisione di sanzionare la Casa e non i piloti è assolutamente fuori dal mondo. Un altro sbaglio inconcepibile.

“Ma io preferisco così - filosofeggia Davide Brivio - voglio giocarmi il mondiale in pista. Ma questa sanzione getta un’ombra sul campionato Yamaha”.  E la getta anche sul motomondiale, una volta di più.

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