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La doppietta Yamaha - meritata e convincente - non cambia il giudizio sulla Ducati: spettacolare! In Qatar, la DesmosediciGP ha entusiasmato: mai vista una differenza così grande in rettilineo tra una moto e l’altra. Soprattutto nel GP di Doha, quando, secondo l’ingegnere Giulio Bernardelle “nel box, grazie ai dati precedenti, hanno calcolato meglio i consumi, dando più potenza”, la differenza con Suzuki e Yamaha è stata pazzesca. E che belle le immagini dall’elicottero sul rettilineo: i piloti Ducati volavano, gli altri non avevano nessun modo per difendersi, arrancavano in qualche maniera come se fossero su una Moto2. D’accordo, sento già i critici che dicono che per vincere i GP non basta andare forte in rettilineo, bisogna anche curvare. Tutto vero, ma la DesmosediciGP ha dimostrato di essere efficace anche in piega: i quattro podi ottenuti su sei disponibili lo confermano. Nel complesso, Yamaha e Suzuki sono probabilmente più equilibrate, ma vedere una Ducati andare così forte a me piace un bel po’. Complimenti all’ingegnere Gigi Dall’Igna e ai suoi tecnici.
Allora, perché la Ducati non ha vinto? Facile dare la “colpa” ai piloti, ma i primi due GP hanno comunque evidenziato degli aspetti positivi anche per quanto riguarda i piloti. Non a caso Johann Zarco è in testa al campionato: mica male. In queste gare, il francese ha dimostrato grandi qualità, sia di guida sia gestionali. Quando è così in forma, è bellissimo vedere pilotare Zarco, che a fine 2019 sembrava destinato a tornare in Moto2. Ma in lui ha creduto fermamente Dall’Igna, un altro grande merito del direttore generale di Ducati Corse: nel 2020 l’ha convinto ad accettare di andare nel team Avintia, molto criticato dallo stesso Zarco, poi gli ha dato una moto ufficiale nel team Pramac, con una assistenza di altissimo livello, con un capo tecnico - l’ingegnere Marco Rigamonti - molto preparato e bravissimo anche nella gestione umana. Dall’Igna crede molto in lui e, per il momento, ha ragione. Può vincere il titolo? Prima deve salire sul gradino più alto del podio, ma per come sta guidando sembra tutt’altro che impossibile. Per quanto riguarda Jorge Martin, anche lui affiancato da un tecnico di altissimo livello come Daniele Romagnoli, già si parla di lui come “il futuro Marc Marquez”. L’ha detto, per esempio, Loris Reggiani nella diretta con Moto.it di domenica sera, e lo pensano in tantissimi all’interno del paddock. Soprattutto Francesco Guidotti, il team manager che l’ha scelto e voluto a tutti i costi nella sua squadra: in Qatar, Martin ha messo in mostra qualità pazzesche. Può continuare a fare come domenica scorsa? Io credo che potrebbe avere qualche difficoltà nei primi GP, dato che i debuttanti hanno provato solo in Qatar, ma me lo aspetto comunque competitivo.
La squadra ufficiale è più in difficoltà, ma non più di tanto. Pecco Bagnaia ha dimostrato tutto il suo valore, al di là di qualche sbaglio: nel GP del Qatar si è trovato a gestire una situazione per lui nuova, ha peccato d’esperienza. Ma il problema della gestione delle gomme è stato già superato nel GP di Doha, che Pecco non ha vinto per un errore in frenata. Non doveva succedere, ma ci può stare: ha qualità per giocarsi anche il titolo (ma come Zarco, prima deve vincere un GP…). C’è un aspetto secondo me da migliorare: deve mettersi meno pressione, dimenticarsi di essere in un team ufficiale. Invece ripete spesso: “se sei in questa squadra, non puoi fare questi errori”. Giusta l’autocritica, ma deve viverla più serenamente. Sicuramente più in difficoltà Jack Miller, che dopo un inverno da protagonista ha dimostrato nervosismo e poca lucidità. Tra l’altro, non è al meglio fisicamente: prima di Portimao potrebbe essere operato a un braccio per la classica “sindrome compartimentale”, il problema che indurisce gli avambracci e rende difficile la guida. Miller è sotto pressione, ma se ritrova serenità può tornare protagonista. Secondo Zarco, la “Ducati può giocarsi il podio tutte le domeniche”. Non è una sparata: a pensarci bene, è successo anche nel 2020, ma con piloti differenti in ogni GP. L’obiettivo 2021 deve essere la regolarità, più che la velocità: quella c’è, non si discute.